Storie di persone coraggiose, recluse senza acqua né cibo e in lotta per i loro diritti
Ebru Timtik in Turchia, Nasrin Sotoudeh in Iran: digiuno e morte contro i regimi
L’avvocata turca Ebru Timtik, 42 anni, è morta giovedì dopo uno sciopero della fame condotto in prigionia per ben 238 giorni, quando era ridotta a pesare 30 chili. Timtik era stata arrestata nel 2018 e condannata a 13 anni e 6 mesi. Era accusata di aver servito da corriere con i detenuti, di cui aveva la difesa, di un’organizzazione clandestina marxista-leninista, il Dhkp-c, Fronte di Liberazione del Popolo Rivoluzionario, autore di attentati omicidi ed esplosioni suicide rivendicate fra gli anni Novanta e il 2015. Timtik, e con lei altri 17 avvocati, facevano parte di un gruppo di legali che assicurano la difesa di imputati di delitti politici.
Timtik aveva rappresentato la famiglia di Berkin Elvan, l’adolescente ucciso da un lacrimogeno durante le manifestazioni di Gezi Park nel giugno del 2013, le famiglie dei 301 minatori morti nella miniera di carbone di Soma nel 2014, e Engin Çeber, il ventinovenne attivista per i diritti umani morto per le torture mentre era in custodia della polizia, nel 2008.
Lo sciopero della fame di Timtik e del suo collega Aytaç Ünsal, 32 anni, arrivato a 209 giorni e a sua volta in condizioni estreme, denuncia l’illegalità mostruosa dei procedimenti seguiti nei loro confronti. Dopo che la corte competente a giudicarli aveva ordinato il loro rilascio per l’insussistenza delle prove a carico, il Consiglio giudiziario, ormai sottoposto agli ordini del governo, aveva insediato da un giorno all’altro nuovi giudici che avevano annullato l’ordinanza di rilascio. Al processo, l’intera accusa si fondava su una unica fonte, un detenuto, restata anonima se non per le iniziali, I.Ö. La Federazione degli ordini degli avvocati europei ha pubblicato la petizione che, per il tramite di un suo legale, l’accusatore segreto in questione aveva indirizzato alla Corte suprema d’appello: vi dichiarava che la sua testimonianza non doveva essere considerata a causa dei suoi problemi mentali, comprese la allucinazioni. La petizione includeva i referti medici a sostegno.
Negli ultimi giorni, la Cassazione turca aveva respinto una richiesta di liberazione di Timtik corredata dalla documentazione medica, sostenendo che non fosse in pericolo di vita e che potesse comunque essere seguita da detenuta. Digiuni così spaventosamente prolungati sono diventati una triste abitudine delle galere turche e una fonte di ispirazione per l’infamia degli scettici. I digiuni di Gandhi duravano pochi giorni, e i più lunghi toccarono i 21 giorni. Timtik e i suoi prendono solo acqua zuccherata e tisane, alla fine solo acqua per iniezione. Come si può digiunare tanto a lungo? Si può, e alla fine si muore. Erano morti di fame altri tre quest’anno, musicisti popolari fatti passare per terroristi: i componenti della band folk Grup Yorum che rivendicavano il diritto a suonare e cantare la loro musica, Helin Bölek, 28 anni, la cantante, dopo 288 giorni di sciopero della fame, il loro compagno e attivista Mustafa Koçak, 28 anni anche lui, che digiunava da 296 giorni, e il bassista, Ibrahim Gökçek, dopo 323 giorni, 40 anni e 40 chili.
L’intera professione della difesa è violentata nel regime corrente della Turchia di Erdogan e nella sua pratica. Carcerazioni e condanne servono a intimidire gli avvocati, a farli rinunciare o vacillare nella difesa dei casi politici. La situazione delle carceri è orribile. Il paragone più stretto riguarda l’Iran. In Iran, come in Turchia, le misure di riduzione del numero dei detenuti per il Covid-19 sono state consistenti, ma hanno escluso a priori i detenuti politici. Pen International e Amnesty hanno appena raccolto l’appello per la famosa avvocata iraniana per i diritti umani, e in particolare per le donne, Nasrin Sotoudeh, 57 anni, Premio Sakharov del Parlamento europeo. Sotoudeh ha cominciato l’11 agosto il suo nuovo sciopero della fame nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, dov’è detenuta in isolamento. Nell’appello di suo marito viene descritta in condizioni allarmanti, aggravate dall’incuria dei carcerieri per il contagio del Covid che infesta l’Iran. Sotoudeh era stata già imprigionata tra il 2011 e il 2014, per “propaganda contro lo stato” e “collusione contro la sicurezza nazionale”. E’ stata arrestata di nuovo nel giugno 2018, accusata di essere “comparsa davanti alla Corte senza lo hijab islamico” e di “promuovere la prostituzione, l’immoralità e l’indecenza”. E’ stata condannata in più processi a un totale di 38 anni e 6 mesi, e 148 frustate.
Una sorella di Ebru Timtik, Barkin, è anche lei detenuta nel carcere di massima sicurezza turco di Silivri. Non le è stato permesso di partecipare al funerale, c’era “il pericolo del contagio”. La figlia ventenne di Nasrin Sotoudeh, Mehraveh Khandan, è stata arrestata il 20 agosto, nove giorni dopo l’inizio del digiuno di sua madre. Accusata di “insulto e aggressione” durante un colloquio in carcere, è stata poi rilasciata su cauzione. Destini di persone coraggiose e delle loro coraggiose care.