La giornalista, scrittrice, ex staffetta partigiana è morta ieri a Roma a 96 anni. Aveva raccontato la sua militanza e la propria vita di donna
Gianna Radiconcini è morta ieri a Roma. E’ stata una giornalista prestigiosa e combattiva, una impegnata europeista, una scrittrice. Ragazza, era stata antifascista, “per motivi quasi estetici”, e staffetta partigiana per motivi più circostanziati. Aveva aspettato prima di raccontare la propria vita di militante politica e civile, nel 2015: “Memorie di una militante azionista. Storia della figlia di un onesto cappellaio” (ed. Carocci). Aveva aspettato ancora di più per raccontare, in forma di romanzo, la propria vita di donna, nel 2019: “Semafori rossi” (ed. La lepre). La fine di un matrimonio, un marito che si fa un’altra vita ma la proibisce a lei, il nuovo amore di lei che resta incinta e non può mostrarlo, perché sarebbe denunciata e forse incarcerata come adultera e perderebbe il lavoro alla Rai, il parto dissimulato a rischio della vita, l’espediente di non riconoscere il figlio e di ottenerne l’affidamento e poi l’adozione: vicissitudini incredibili e avvenute appena l’altroieri, ieri – fino al 1975.
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