piccola posta
Opinione assurda o solo anticonformista? Sull'eresia e le sue complicazioni
Un dibattito non solo lessicale ma anche filosofico, teologico e materiale
L’altra notte a Radio radicale, nel corso di un convegno in rete fra magistrati, giuristi e avvocati sul disegno di riforma del Csm (non ne perdo uno, anche perché nessuno denuncia il disastro della giustizia con l’energica e risentita competenza con cui lo denunciano i suoi massimi praticanti) un combattivo giudice del tribunale di Ragusa, Andrea Reale, ha riproposto il sorteggio preliminare dei candidati al Csm dichiarando energicamente che “non è un’eresia”. Così ho ripensato alla resistenza tenace nel nostro linguaggio dell’eresia come sinonimo di opinione assurda fino allo scandalo. Intanto però continuiamo a usare l’attributo di eretico come un sinonimo positivo di indipendente, anticonformista, libero dissidente. Così posso lodare come eretico rispetto al pensiero corrente (e, nel caso del Csm, correntista) il giudice che ha appena proclamato che la sua non è un’eresia.
Chi va controcorrente si fregia del titolo di eretico – o ne viene fregiato, a sue varie spese, da Giordano Bruno a Lev Tolstoj o a un più modesto espulso dal Pci. Per restare al tema, gli scritti di Giuseppe Borrè, esponente di spicco di Magistratura democratica e fondatore di Questione giustizia, furono raccolti da Livio Pepino sotto il titolo di “Attualità di un’eresia”. La storia degli eretici italiani richiama il nome di Delio Cantimori che li studiò per il Cinquecento in un libro uscito nel 1939. Ora è stato pubblicato per le edizioni della Normale un breve e succoso carteggio fra Cantimori e Arnaldo Momigliano, grande studioso del mondo antico e di moltissimo altro, compreso il fascismo che lo costrinse all’esilio. Nel volume, curato esemplarmente da Pasquale Terracciano, ho trovato questo scambio del 1955. Momigliano a Cantimori: “Ti sono grato per la lettera /…/ Io ho tante volte temuto di perderti perché ogni dommatismo – e il marxismo in specie – è perdizione, ma qui c’è la prova che tu rimani, coraggiosamente, ‘eretico’”. Cantimori a Momigliano: “Sono contento d’essere d’accordo con te. Però, gli eretici, quelli veri, non hanno mai riconosciuto o accettato di essere eretici / sottolineato/ : hanno sempre ritenuto d’essere nel vero, e che gli eretici fossero gli altri (anche non riconoscendosi il diritto o dovere di perseguitarli)”. Proprio così. I comunisti dissidenti (e perseguitati) che i posteri lodano come eretici credettero che il loro fosse il “vero” comunismo, come gli eretici cristiani col “vero” cristianesimo, eccetera. Complicazioni dell’eresia lessicali, teologiche, filosofiche, ed eventualmente materiali, com’è materiale un rogo o una Kolyma.