piccola posta
Se la distanza sociale diventa distanza fisica
La pandemia ha moltiplicato le disuguaglianze sociali, a dispetto di chi ne aveva immaginato una funzione quasi socialista. Ora il vaccino trasforma le disuguaglianze in distanza fisica
Almeno una cosa si poteva fare contro la pandemia, anche i meno competenti e gli incompetenti del tutto: stare zitti. Rinunciare a dire la propria su mRna e su adenovirus, mettersi in fila, pazientare, almeno in pubblico. Oggi però voglio dire la mia perché ho avuto una rivelazione, ovvia, come le vere rivelazioni.
Quando, traducendo da “social distancing”, si ordinò a profusione che bisognava tenere la “distanza sociale”, si riuscì a rimontare almeno in parte chiedendo di chiamarla “distanza fisica”. La distanza sociale, quella fra ricchi e poveri, non aveva bisogno di raccomandazioni, e veniva da ridere a immaginarla di un metro e mezzo o due. (Col lockdown fu partita persa: tutt’al più la variante l’ockdown). Ci si poteva addirittura illudere che il Covid esercitasse una funzione democratica, quasi socialista, colpendo indistintamente poveri e ricchi, potenti e disgraziati. E consigliando dunque di vaccinare equamente ricchi e poveri, tutti potenzialmente contagiosi, anzi i poveri di più.
Non sta andando così. Negli Usa, la campagna di vaccinazioni vede all’ultimo posto gli ultimi della scala sociale, i milioni di immigrati senza documenti, di cui 8 milioni fanno un lavoro, soprattutto nell’agricoltura. Nel mondo, così come vanno le cose, un centinaio circa di Stati, quasi una metà del totale, non sarà raggiunto dalle vaccinazioni prima di due anni o più, e sarà una permanente fonte di contagio e di varianti. Eppure c’è già un’eccedenza enorme di vaccini nei paesi ricchi rispetto alla popolazione. Si direbbe che i potenti siano anche masochisti, oltre che avari.
Il fatto è che la distanza sociale è anche una distanza fisica, e la pandemia moltiplicherà, con le disuguaglianze di ricchezza e di potere, le distanze fisiche fra i ricchi, le loro prime e seconde ed ennesime case, i loro recinti, i loro guardiani (vaccinati), le loro cliniche, le loro vacanze tropicali. La verdura che arriverà sulle loro tavole sarà stata raccolta senza precauzioni, ma strada facendo sarà stata lavata.
Forse oggi la guerra di classe sprofondata nella nebbia globale potrebbe trovare una trincea definita, avversa anche alla orrenda geopolitica dei vaccini, nella rivendicazione, avanzata da India e Sudafrica, dall’OMS, e da un gran numero di paesi, associazioni e personalità internazionali, della sospensione (non dunque l’abolizione) dei brevetti fino a che l’intero pianeta raggiunga l’immunità dal Covid-19.