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La strategia della tensione minuto per minuto. Il libro di Massimo Pisa
Il giornalista riporta la mole immensa della sua ricerca sul 1969: la strage di Piazza Fontana, i precedenti, il contesto nazionale e internazionale. L'opera più esauriente cui attingere
Chissà che il rumore estemporaneo ravvivi l’attenzione attorno al 12 e al 15 dicembre del 1969, altrimenti languente dopo la fiammata del cinquantenario. Uscirono allora, due anni fa, parecchi libri, alcuni molto buoni. Uno, buonissimo, uscì nell’anniversario successivo, il 51esimo, che non era tondo, e forse la domanda era già sazia. E non la invogliava la mole: 1089 pagine. Per giunta era il primo di un piano di 4 volumi. Si intitola “Lo Stato della strage. 1969: i precedenti, le bombe, il contesto italiano e internazionale”, è edito da Biblioteca Clueb, Bologna, costa 40 euro (Kindle: 30). L’autore è Massimo Pisa, un giornalista di Repubblica Milano, scrive di cronaca nera, mafia, sport, spettacoli. E’ nato nel 1975, l’anno in cui un giudice, Gerardo D’Ambrosio, volle illudersi di suggellare la tremenda sequela che era andata dalla strage di Piazza Fontana alla defenestrazione di Pinelli all’uccisione di Calabresi con la sentenza che dichiarava accertata l’assenza di Calabresi dalla stanza dell’interrogatorio, attribuiva la caduta di Pinelli a un’ “alterazione del centro di equilibrio”, il malore attivo, e proscioglieva i presenti nella stanza.
Dall’estraneità generazionale Pisa è stato spinto, a partire dal 2017, a una ricerca enorme, “oltre un milione 835 mila pagine”, certo facilitata dalla preziosissima collezione di materiali sulla strage di Piazza della Loggia 1974 e da lì sull’intera vicenda della strategia della tensione presso la Casa della Memoria di Brescia. Cui ha aggiunto la frequentazione di archivi di stato, biblioteche ed emeroteche in Italia e fuori, le interviste e i colloqui privati, l’accesso a carte di questure e comandi dei carabinieri. “Abbandonando fin dal principio il senno del poi”.
Che cosa c’è nel libro? Tutto. Tutta la strategia della tensione minuto per minuto. “In questo lavoro c’è troppo”, dice la prima riga. Come in una cronaca totale che rivela l’umore personale di chi la racconta e insieme lo tiene a bada, e integra il racconto con un apparato capillare di note e rimandi alle fonti. Che la lettrice o il lettore conosca o creda di conoscere la sostanza della storia perché le è vissuto accanto o ne ha raccolto l’eco, o non ne sappia niente perché non c’era e si accosti per la prima volta all’argomento, in ambedue i casi l’opera di Pisa è la più esauriente cui attingere. Salvo leggere, a complemento di quella prima riga, “in questo lavoro, c’è troppo poco”.