piccola posta
Debunking sulla trattativa stato mafia
Leggere i verbali originali è l'unico modo per evitare di ripetere cose che i giornalisti raccontano. E che a volte inventano letteralmente. Alcune correzioni da parte di un esperto
La piccola posta di ieri, su Giletti e le storie di Cosa nostra, mi ha procurato una prima severa correzione da parte di Enrico Tagliaferro, a cui credito mi basta citare Massimo Bordin su queste pagine: “sapiente debunker che si è applicato in particolare proprio all’inchiesta sulla trattativa”. In particolare, Tagliaferro mi spiega che non è vero che, come crede sentitamente Luana Ilardo, Provenzano fosse stato individuato in un casolare di Mezzojuso e lasciato indisturbato per anni. In quel casolare “Ilardo era stato invitato a un convegno dove ‘forse’ avrebbe potuto trovarsi Provenzano. Che comunque non ci tornò mai più”. “Altrimenti – commenta – i carabinieri sarebbero davvero dei pazzi”. Infatti. Dopo di allora, come si legge in sentenza, si aspettò invano un secondo appuntamento di Provenzano a Ilardo. Lo stesso Ilardo aveva insistito che il tentativo di catturare Provenzano non avvenisse in sua presenza, per la sicurezza dei suoi e propria. Il colonnello Riccio lo confermò, aggiungendo che avrebbe ignorato la richiesta se fosse venuta l’occasione.
L’altra cosa da pazzi che avevo citato, riprendendo Giletti e Ilardo figlia, era che si fosse giustificata la mancata operazione al casolare con “la presenza circostante di pastori e pecore”. Dimostra Tagliaferro che è falso: “Si manipola un verbale istruttorio del 2002 dove il colonnello Obinu spiegava la difficoltà a piazzare controlli ambientali, nel casolare, per la presenza perenne di pastori e animali che di notte avvisavano se qualcuno si avvicinava. Non dunque un blitz impedito dalle pecore, che è una balla, ovviamente”. Un’invenzione, dice, del libro di Ranucci e Biondo sulla trattativa, che Luana Ilardo accoglie senza aver mai visto il verbale originale. Tanto per ora, e ringrazio.