piccola posta
Niente ritorsioni dopo i manganelli al G8: un caso?
Un dato a prima vista enigmatico: perché? Né nelle ore e nei giorni successivi, né mai? Le risposte sono molte e ragionevoli: ma la domanda resta, ed è più importante di qualunque risposta
Dato che il diavolo ci mette il manganello, le commemorazioni dell’anniversario del G8 di Genova erano state brillantemente inaugurate dai video di Santa Maria Capua Vetere. Informandone ieri il Parlamento, la ministra Cartabia ha accostato i due accadimenti, evocandone in modo insistito le “cause profonde”. Una batteria, un rumore di fondo di tonfa e manganelli battuti che accompagna un ventennio tondo, e promette di durare. Poi, negli scorsi e gremiti giorni, sono venute le memorie, i libri, i film, i video e le fotografie: un’alluvione, con qualcosa di ripetitivo (l’ultimo documentario, martedì sera, su Rai 3, di Franco Di Mare, molto buono), in realtà impressionante come una rivelazione.
Chi ora abbia letto il testo di una sentenza su Diaz o Bolzaneto, italiana o della Cedu, ha avuto la sensazione di scoprire per la prima volta che cosa era successo, fino a che punto. E non solo chi a Genova non c’era, o non era ancora nato, perché ci fu bisogno di molto tempo allora per mettere insieme i pezzi diversi di orrore e terrore vissuti da ciascuno: la verità intera era ancora frantumata dentro i muri della scuola Diaz, dentro l’ingorgo delirante delle strade trasformate in vicoli ciechi, dentro gli stanzoni e i cessi e l’infermeria di Bolzaneto. Riascoltare le registrazioni della commissione parlamentare convocata a ridosso dei fatti fa sorridere amaramente, tanto è lontana dalla loro portata e tanto scoperto si mostra l’impegno a rimuovere, minimizzare, sopire e troncare, soprattutto da parte degli eredi del Pci, i supplenti statisti rodati durante la prigionia di Moro. Il popolo, o almeno il pubblico, italiano, ha ora assistito a una sequenza micidiale di botte, da Capua Vetere a Genova, e, quando non ha voltato la faccia da un’altra parte, ha riempito con l’immaginazione i vuoti, gli intervalli in cui le telecamere non erano in funzione o erano cancellate.
Prima di concludere provvisoriamente questa immersione nel passato remoto e prossimo e nella sua tenace continuazione, si può interrogarsi su un dato a prima vista enigmatico. Come mai quella violenza genovese rovesciata addosso a centinaia di migliaia di persone, inaudita per ferocia, volgarità viltà e smisuratezza, e per ingiustizia, non suscitò poi ritorsioni violente? Terrore, vendette? Né nelle ore e nei giorni successivi, né mai? (Le risposte sono molte, naturalmente, e anch’io ne ho, molte e ragionevoli: ma la domanda resta, ed è più importante di qualunque risposta).