I simoniaci, acquarello di William Blake (Wikimedia Commons) 

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Chissà se papa Francesco s'è ricordato di Dante

Adriano Sofri

All’inferno, nella terza bolgia, ci sono i simoniaci, quelli che hanno fatto commercio delle cose sacre. Fra loro, tre papi. “Hanno vissuto in maniera capovolta: avrebbero dovuto dare l’esempio di una vita dedita al bene dello spirito, l’hanno invece dedicata agli affari"

Dante mette all’inferno, nella terza bolgia, i simoniaci, quelli che hanno fatto commercio delle cose sacre. Fra loro, tre papi che detesta. “Sono conficcati a testa in giù entro buche circolari dalle quali emergono solo le gambe, e sprofondano sempre più. Hanno vissuto in maniera capovolta: loro che avrebbero dovuto dare l’esempio di una vita dedita al bene dello spirito, l’hanno invece dedicata agli affari, a una sfrenata ambizione politica… Dante viene attratto da un peccatore che agita le gambe più freneticamente degli altri. È il papa Niccolò III che scambia Dante per papa Bonifacio VIII. Meravigliandosi che sia giunto all’Inferno prima del tempo stabilito (Bonifacio muore nel 1303, mentre il viaggio dantesco è immaginato nel 1300) Niccolò si rivolge a lui con disprezzo perché, mai sazio di ricchezze, ha ingannato e disonorato la Chiesa (la ‘bella donna’)” (Maria Pellegrini, La storia romana nella Commedia di Dante, Futura Libri). 

 
Ed el gridò: “Se’ tu già costì ritto, 
se’ tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto. 
Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio 
per lo qual non temesti tòrre a ’nganno 
la bella donna, e poi di farne strazio?”. 

 
Chissà se se n’è ricordato, papa Francesco, e che scongiuri, e che auguri!

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