piccola posta
Il dramma del segreto della confessione nei casi di violenza in Francia
Chiesa e stato francese si confrontano aspramente: difesa dalla gerarchia cattolica, messa in discussione dal ministero dell’Interno in nome della superiorità della legge statale, e dell’interesse alla difesa delle vittime
Ho una postilla a proposito del rapporto francese sulle violenze di preti e suore contro minori, perché leggo che Chiesa e stato francese si confrontano aspramente sulla segretezza delle confessioni. Difesa dalla gerarchia cattolica, messa in discussione dal ministero dell’Interno in nome della superiorità della legge statale, e dell’interesse alla difesa delle vittime. Gran questione. Dove la confessione, la penitenza, è sacramento – per i cattolici e gli ortodossi – è probabilmente il punto cruciale della separazione fra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (la legge dello stato controriformato è tentata di scimmiottarla e di sconfessare la propria laicità, come quando chiama pentimento il contratto che i grandi criminali sottoscrivono con lei, in cambio della salvezza dall’inferno e di un indulgente purgatorio).
Allo stesso tempo, la confessione – il suo paradigma: confessore maschio penitente femmina, il cardinale e la piccinina – sta al centro del “modello di mascolinità tossica” e della necessità di “rimettere in causa l’iscrizione della dominazione maschile nelle strutture dell’istituzione ecclesiale” rivendicata dalla sociologa e sessuologa Nathalie Bajos che Giuliano F. cita e deplora. Il conflitto fra stato e Chiesa, che ha condotto nella storia a episodi di virtù eroica in confessori risoluti a custodire il segreto fino al sacrificio della vita, è un conflitto lacerante interiore allo stesso confessore. Un nostro grande scrittore ha dedicato a questo conflitto un suo libro prediletto e riservato: là il confessore non cede al tradimento del proprio voto sulla segretezza, ma non si rassegna nemmeno a soffrire nell’inerzia la violenza di cui è venuto a conoscenza, e la prende a proprio carico, al costo di perdere se stesso.
Grandi, terribili temi, molto oltre le dichiarazioni forti e vuote di vergogna ripronunciate dal Papa in giù. La sessualità, ossessione sincera e volontà di controllo – il potere – è stata per duemila anni il punto forte della Chiesa: divenuta ormai palesemente il suo punto debolissimo, è la chiave obbligata per una sua rivelazione a se stessa e al mondo, che non si degradi all’autodafé.