piccola posta
Luigi Reitani era il maggior germanista della sua generazione
Reitani è morto il 31 ottobre, ha insegnato a Udine e diretto l'Istituto di cultura italiana a Berlino fino al 2019. Ma la sua opera maggiore è l’edizione integrale di Hölderlin
Ho conosciuto Luigi Reitani, con la sua famiglia, solo per una giornata, a Berlino. Mi bastò per ammirarne intelligenza, cordialità, curiosità e ricchezza di progetti generosi. È stato germanista, traduttore critico e scrittore, promotore di preziose iniziative culturali. Ho saputo l’altroieri che era morto, nella sua città d’adozione. Ho letto le parole tristi di scrittrici e scrittori che dichiaravano il proprio debito con lui, e il proprio affetto, forti l’uno e l’altro.
Era nato a Cerignola, la sua prima città adottiva era stata Udine, con l’università e l’impegno di assessore alla cultura nella giunta di Furio Honsell, matematico e rettore prima di diventare politico e amministratore. Poi Reitani si era mosso fra Austria e Germania, e dirigendo l’Istituto di cultura italiano a Berlino, fino al 2019. La sua opera maggiore è l’edizione integrale di Hölderlin, in due volumi, per i Meridiani Mondadori (fa impressione scorrere l’elenco dei traduttori che si sono cimentati con Hölderlin). La sua opera ultima è dedicata a Ingeborg Bachmann. Si era laureato su Schnitzler, e ne curò gli scritti sulla psicoanalisi. Scoprì a Cambridge, confuso fra impegnative lettere di Freud a Schnitzler, l’unico breve messaggio indirizzato nel 1906 da Schnitzler già famoso a Freud ancora misconosciuto al compimento dei cinquant’anni (lo pubblicò in Italia nel 1995, su Repubblica). Si devono a lui traduzioni di Elfriede Jelinek (“Nuvole. Casa.”, SE, 1991) e di Friederike Mayröcker (“Fogli magici”, Marsilio 1998; era uscito, di Mayröcker, il “Viaggio attraverso la notte”, Sellerio 1994, curato da Sara Barni).
Fra gli scritti che oggi commemoravano Luigi Reitani voglio citare quello di Luca Crescenzi sul Manifesto. Crescenzi, romano, germanista, è professore a Trento. Traduttore per i Meridiani di Renata Colorni dell’opera di Thomas Mann, nel 2017 si è meritato, unico italiano, la prestigiosa medaglia della Thomas Mann-Gesellschaft – “Per i suoi immensi meriti come curatore della nuova edizione delle opere, per le sue precise traduzioni e per i suoi innovativi studi su Thomas Mann”. Ha scritto di Reitani come del “maggior germanista italiano della sua generazione”. La generazione di Luigi Reitani era, appena un paio d’anni di distanza, quella di Crescenzi. A volte ai grandi studiosi succede di non essere piccini.