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piccola posta

Mica male queste pale eoliche off-shore

Adriano Sofri

La generica diffidenza è giusta nei confronti di quasi tutto, e specialmente per le cose gigantesche. Ma i vantaggi di queste turbine sembrano tanti, e gli svantaggi pressoché nessuno. Secondo alcuni studi favoriscono persino gli animali marini

Basta un’invasione di Putin a far retrocedere di anni l’allarme ecologico: venti di guerra, mani alzate. Sui venti di pace, che cosa pensate dei parchi eolici off-shore? Ero desolato per le mosse intrepide come l’introduzione di nucleare e gas nella cosiddetta tassonomia verde europea, e per gli annunci di una intensificazione dell’estrazione trivellatrice di gas e altri idrocarburi dai pozzi dell’Italia in bolletta, quando ho ascoltato una illustrazione del tema delle pale eoliche off-shore da parte di un illustre biologo marino. Non ne sapevo quasi niente, per colpa mia, e avevo la generica diffidenza che è giusto avere per quasi tutto, e specialmente per le cose gigantesche: e le pale eoliche in mare aperto sono alte più o meno 200 metri per un diametro di rotazione di 200 metri meno o più – immaginate un don Chisciotte che le fronteggi. (In un caso cinese, pale alte 242 metri, diametro del rotore 242 metri, e in altri progetti americani le turbine toccano i 300).

Il mio amico confida. In alto mare le pale, invisibili dalla costa, evitano le obiezioni dei difensori del paesaggio, ma questa è una ragione minore. In cambio, il vento è molto più forte e costante – l’Italia di terra non è molto ventosa. Il mio amico pensa che anche le obiezioni archeologiche siano deboli: il fondale cui ci si riferisce è stato arato ed esaurito dallo strascico ed è ormai solo fango. E il turbamento alla vita animale, alle rotte degli uccelli migratori, ai pesci, ai cetacei? L’opinione positiva cita studi, soprattutto nel Mare del Nord, dove la pratica è più antica e vasta (in Italia siamo ancora ai progetti, e una prima singolare realizzazione è appena venuta a Taranto) secondo cui distanza fra le pale, modo di ancoraggio tramite cavi, e barriere artificiali, favoriscono anzi la popolazione marina e dissuadono dall’eccesso di pesca – diffidenza comunque in rimonta. Le pale dei parchi eolici off-shore non sono fissate al fondo, ma poste su piattaforme flottanti adatte a grandi profondità, dunque a grandi distanze dalle coste.

Secondo uno studio svedese dall’aria affidabile nel 2030 l’eolico marino fornirà tra il 12 e il 16 per cento dell’intera elettricità dell’Unione europea, con 25 mila turbine installate (cifra impressionante). In rete ho trovato che alcune associazioni ecologiste sono in favore (Wwf, Legambiente, Greenpeace, Guido Viale, se non fraintendo, nel caso di Civitavecchia), molte amministrazioni locali contrarie, molte multinazionali dell’energia, comprese le grandi petrolifere, impegnate nell’affare, e insomma non so voi verdi dentro. Mi piacerebbe saperlo.