piccola posta
Faccio mie le parole di Cecilia Strada su aggressori e aggrediti
"La necessità di proteggere le vittime dai loro carnefici non ha e non deve avere nulla a che fare con le qualità morali della vittima. Non si proteggono le vittime perché sono brave, irreprensibili, perfette. Si proteggono perché è giusto". Altro che "eh ma il battaglione Azov"
Credo di avere messo a fuoco una cosa che mi disturba parecchio della narrazione della guerra in Ucraina, è una cosa che sta tra “Zelensky come Gandhi” e “eh ma il battaglione Azov”.
La situazione è chiara: c’è un aggressore, la Russia, che ha invaso l’Ucraina e ne massacra i civili. L’esercito russo è il carnefice, la popolazione ucraina la vittima.
Il mio punto è questo: non c’è alcun bisogno di dipingere Zelensky come Martin Luther King, o di negare l’esistenza di neonazisti nel Paese (ricordiamoci che ce li abbiamo anche noi, eh), o di negare le contraddizioni o i problemi di un Paese per stare, come dobbiamo giustamente stare, dalla parte delle vittime. I leader ucraini potrebbero essere anche leader mediocri, potrebbero esserci anche trecentocinquantamila battaglioni Azov, potrebbero essere stati commessi crimini negli ultimi anni in Donbass, potrebbe essere tutto: e non cambierebbe di una virgola il fatto che la Russia è l’aggressore, l’Ucraina l’aggredito, uno il carnefice, l’altro la vittima, e bisogna difendere le vittime.
Perché mi preoccupa, chiamiamola così, “l’idealizzazione della vittima”? Perché la necessità di proteggere le vittime dai loro carnefici non ha e non deve avere nulla, nulla, nulla a che fare con le qualità morali della vittima. Non si proteggono le vittime perché sono brave, irreprensibili, perfette. Si proteggono perché è giusto, e lo si fa anche quando hanno contraddizioni, anche quando non ci piacciono. Altrimenti, che cosa succede? Succede che quando la vittima ci piace un po’ meno, o ci interessa poco o non ci piace affatto, non sentiamo più il bisogno di proteggerla. E questo non va bene. Succede che si sente dire “eh, ma il battaglione Azov!”, come se cambiasse qualcosa: allora, visto che ci sono dei brutti ceffi nel Paese, i crimini di guerra sono meno crimini? I civili massacrati sono meno morti? La Russia è meno aggressore? No.
Ecco, per come la vedo io, “Zelensky come Gandhi” e “eh ma il battaglione Azov!” derivano dallo stesso, pericoloso errore. Si sta dalla parte delle vittime perché tra carnefice e vittima si protegge la vittima. Indipendentemente da tutto il resto.
La vedo così.
P.S. A vederla così non sono io, è Cecilia Strada. Mi fa piacere per varie ragioni, e specialmente perché trasferisce sul piano generale la deontologia particolare del medico che cura le persone perché sono malate o ferite, non perché sono dei nostri.