Piccola posta
La storia di Zoja, libraia d'Ucraina
In un paese che resiste una piccola libreria racconta una vita
Dnipro, dal nostro inviato. A Dnipro, in centro ma in un mercato più ordinario, di negozioni quasi grossisti e di chioschi e di bottegucce, c’è un vicolo cieco, e in fondo una signora di 67 anni, di nome Zoja, seduta su un vecchio seggiolone, che legge. Alle sue spalle uno stanzino di libri accatastati, che un tempo devono aver coperto le pareti laterali, e ora sono arrivati a occupare tutto lo spazio, lasciando appena quello necessario ad alzare e riabbassare una saracinesca. I libri non sembrano, così a occhio, seguire qualche criterio: un mucchio. Siccome sono disposti orizzontalmente, è anche escluso che se ne possa estrarre qualcuno per sfogliarlo e meno ancora per acquistarlo. Zoja è una libraia, la mattina apre e la sera chiude. Durante legge. All’inizio è scontenta di essere interrotta. Parliamo in un po’ di russo e un po’ di tedesco. “Leggo i classici”, dice, “Shakespeare, Dostoevskij, Goethe”. E ora? “Ora Schiller, ma in traduzione, ho studiato tedesco ma l’ho dimenticato”. Non le chiedo se venda più qualche libro, ammesso che le sia capitato in passato. A volte – sono passato a trovarla più volte – c’è un cane non suo né di nessuno sdraiato accanto a lei. Apre un solo occhio, e si rimette a dormire. E’ come se facessero la guardia d’onore ai libri, o viceversa.