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Zaporizhia, un nome, più fraintendimenti
Gli occupanti russi si prendono cura del generoso referendum popolare: cioè un’ignobile violenza, e grottesca è la pretesa di usarne il risultato per far passare la resistenza ucraina come un attacco diretto al territorio russo. Putin è un buffone, oltre che un criminale
Anche a Zaporizhia gli occupanti russi si prendono cura del generoso referendum popolare. C’è qualche fraintendimento. Non sulla sostanza: il referendum è un’ignobile violenza, e grottesca è la pretesa di usarne il risultato per far passare la resistenza ucraina come un attacco diretto al territorio russo: Putin è un buffone, oltre che un criminale. Ma Zaporizhia è il nome dell’oblast’, la regione, e del suo capoluogo, una città che prima della guerra contava più di 700 mila abitanti, e che è saldamente in mano ucraina. Il fraintendimento ulteriore riguarda l’uso del nome di Zaporizhia anche per la centrale, che si trova in mano russa nella cittadina di Enerhodar, a 54 km di distanza dal capoluogo. L’esercito russo si impadronì di gran parte dell’oblast’ tra il 24 febbraio e il 4 marzo, quando anche Enerhodar e la centrale furono occupate.
La parte settentrionale tenuta dagli ucraini comprende oltre alla città capoluogo la cittadina di Huliaipole, che oggi si trova praticamente sul fronte ed è fra i bersagli più accaniti dei bombardamenti russi. La città di Zaporizhia fu tra la metà del 1500 e la fine del Settecento fu la sede principale della comunità cosacca, che a Kortytsia, la più grande isola sul fiume Dnipro, costruì la sua maggiore fortezza. E Huliaipole fu la città natale di Makhno, il rivoluzionario anarchico la cui armata contadina tenne in scacco una serie di eserciti successivi fra il 1918 e il 1921, quando fu definitivamente sconfitta dai bolscevichi che aveva peraltro appoggiato contro le forze “bianche”. Due precedenti storici, l’epopea cosacca e quella makhnovista, che l’Ucraina di oggi ha rivendicato, con qualche forzatura, al proprio nazionalismo. Ne riparliamo, quando sarà conclusa l’operazione speciale di voto referendario russo. (E l’ordinario rosatellum delle elezioni politiche italiane).