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Il decreto anti-rave: quando si solleva una pietra per farsela ricadere sui piedi

Adriano Sofri

Il '68 se la prese accanitamente, a centinaia di migliaia, con la riforma Gui della Pubblica istruzione. Quelli che conoscessero il merito della riforma saranno stati sì e no una cinquantina. Ora, la legge sui raduni offrirà al movimento degli studenti un’ispirazione preziosa

Mi succede di apprezzare e invidiare il senso altrui per le sfumature. Ma martedì mi hanno inoltrato il testo del decreto legge cosiddetto antirave, e non credevo ai miei occhi. Allora ho acceso la televisione, curioso di vedere che cosa ne dicessero le pubbliche autorità. Sono stato fortunato, perché ho acchiappato un’intervista col proprietario del fabbricato invaso dai raver e da loro gentilmente sgomberato. Il proprietario guidava l’intervistatore attraverso il locale deserto, illustrava i danni che gliene sono venuti, come le pulizie ancora da fare – avessero lasciato ai raver un po’ di tempo in più, “con guanti e mascherine” (Ansa) avrebbero spazzato il luogo meglio dei sette nani. Su una cosa in particolare il proprietario insisteva desolato: che lui aveva affittato il capannone, e stava giusto aspettando di consegnare le chiavi agli affittuari perché subentrassero, e ora... Ho riso di gusto, come ridiamo solo noi vecchi soli a tu per tu con la tv e il mondo. Perché l’intervento d’emergenza del governo e delle sue forze di polizia (ingentilito quanto ai modi dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli) aveva invocato a propria motivazione lo stato “pericolante” della struttura occupata. Povero affittuario. Ridevo ancora di più ieri, il giorno dopo, quando lo stato pericolante diventava, di fronte alla pioggia di indignazioni e irrisioni al decreto legge, la spiegazione principale, corredata da figurazioni terrificanti: “poteva essere una strage”, “era una bomba a orologeria”. 

Ieri, mercoledì, erano molti i dettagli a mettere di buonumore. Per esempio, come hanno osservato molti, la differenza con l’ammucchiata di Predappio spiegata dal ministro dell’Interno: che quella si svolge da anni. Date ai rave il tempo di ripetersi ad anniversario fisso, e problema risolto. Ho anche riletto l’articolo 17 della Costituzione; a suo tempo, cioè ai miei tempi, lo frequentavo intensamente: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. (Sono tre capoversi, li ho riuniti per economia). Allora che cosa ha spinto a scrivere una legge penale d’urgenza? Forse, mi sono detto, la Costituzione parla di riunioni, e la nuova legge invece parla di raduni, la differenza dev’essere lì. Voi fate una riunione, la polizia vi arresta per raduno, e la Crusca, già oberata dal la-lo presidente, deciderà.

Il ministro dell’Interno si è offeso: “Trovo offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”. Già, ma la norma non fa riferimento chiaro a niente, se non ai raduni: fa di un’erba, un fascio, diciamo. Ieri tutto questo è stato sviscerato dai competenti e sto scrivendo solo per sfizio, o quasi. Intanto, ignorante come sono, più che dai 6 anni di galera minacciati ai raver (ragazzi, scegliete delitti più efferati ma meno esosi) mi colpisce il numero di 50 necessario al reato. Ho subito pensato a una ciurma di 49. Ho cercato alla voce “concorso di persone nel reato” (art.110) ma non ho trovato se non la condizione di “due o più”, e l’aggravante di “cinque o più”. Aspetto lumi.

Una cosa in conclusione posso dirla, con un remoto ricordo d’infanzia. Le ribellioni delle persone giovani, impulso piuttosto ricorrente, hanno delle ragioni, e se non ne hanno se le trovano. Per esempio, il Sessantotto degli studenti se la prese accanitamente, a centinaia di migliaia, con la riforma Gui – dal ministro democristiano della Pubblica istruzione. Gli studenti in movimento che conoscessero il merito della riforma e se ne preoccupassero saranno stati sì e no una cinquantina. Ora, la legge d’urgenza sui raduni appena varata offrirà al movimento degli studenti e di altre categorie un’ispirazione preziosa, di cui saprà far tesoro. Quando di nuovo fossero decine e centinaia di migliaia, compatibilmente con la penuria demografica, si ripenserà alla soglia dei Cinquanta con tenerezza nostalgica. Succede di sollevare una pietra per farsela ricadere sui piedi.

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