piccola posta
In viaggio verso Odessa, nome femminile non a caso
Non pretendo di convincere gli odessiti che ce l’hanno a morte con Caterina II e con la sua statua. Ma quando fu suggerito di chiamare la città appena fondata col nome di Odisseo, la zarina accettò solo alla condizione che la si battezzasse al femminile. Fu un vero colpo di genio
Proprio quando sembra che tutto precipiti, avviene un episodio, come dicono i telecronisti del pallone. E d’improvviso ci si sente, se non fieri, per lo meno allegri di essere italiani: così ieri, quando si è saputo che la magistratura italiana ha evitato di consegnare al sistema penitenziario belga la giovane signora figlia dell’ex-europarlamentare Panzeri perché a quanto pare “le carceri belghe sono sovraffollate”. Che meraviglia.
Bene, stavo volando alla volta di Chisinau, la rotta delle badanti, per proseguire in strada fino a Odessa, e ho saputo che Volodymir Zelensky era in volo verso Washington. Paola Peduzzi aveva afferrato per tempo la cosa, raccontando il viaggio spericolato di Zelensky a Bakmut, e si era solo a metà dell’opera. L’Ucraina sperimenta il primo giorno senza il suo presidente, io comunque ci sarò. Mi sentivo troppo in colpa ad aver conosciuto Odessa e Zaporizhia nel fulgore dell’estate, e tenermene alla larga al Natale da grotta al freddo e al gelo. Ho guardato con cura il meteo, s’intende. Odessa è pur sempre mediterranea. Mercoledì: 1°-6°. L’informazione generale sull’Ucraina dice: “Dicembre Gennaio Febbraio Marzo - tempo molto cattivo. Aprile - tempo tollerabile. Maggio - bel tempo. Giugno Luglio Agosto Settembre - tempo perfetto... Zelensky starà consultando il meteo di Washington (mercoledì 7°-meno 3°).
Stanotte comunque, salve complicazioni, dormirò a Odessa, cullato dalle sirene d’allarme. Le sirene fanno venire in mente l’idea capricciosa di Franz Kafka: non cantarono. I marinai con la cera nelle orecchie, Odisseo incatenato all’albero maestro, e loro zitte. Tutto per niente. Ho una conclusione per questa piccola posta a coda di pesce, e torna a Caterina II. Io non pretendo di convincere quegli odessiti che ce l’hanno a morte con Caterina, cioè con la sua statua. Però un gran argomento ce l’ho, e dovrebbe far presa anche su loro. Sembra infatti che quando il giovane catalano-napoletano José De Ribas suggerì di chiamare la città appena fondata col nome di Odisseo, la zarina Caterina accettò solo alla condizione che la si battezzasse così al femminile. (Caterina era di una prepotenza colossale, ma non aveva fisime del tipo di farsi chiamare lo zar). Si ammetterà che fu un vero colpo di genio. Nessuno degli attributi che hanno esaltato il fascino di Odessa – a cominciare da Odessa mama – avrebbe potuto applicarsi a una città chiamata Odesso. Chissà come sarebbe andata la storia se la capitale degli Stati Uniti si fosse chiamata Washingtonia. Si è chiamata così soltanto la palma della California, che non è poco. Andare in Ucraina serve a rendere più concreti i problemi. Mettiamo che voi siate in Ucraina, ecco: non vi dispiace che Zelensky torni coi Patriot.