Piccola posta
La versione di Arestovich sull'attacco a Dnipro è piaciuta al Cremlino
Uno degli uomini politici più in vista in Ucraina, fra i più ascoltati da Zelensky, ha ipotizzato che a mandare in pezzi il condominio fossero stati i detriti di un razzo sparato dalla contraerea ucraina, che avrebbe intercettato e distrutto il missile russo. Una versione che imbarazza l'apparato ucraino e che macchia la sua carriera
Odessa, dal nostro inviato. Dnipro ha proclamato tre giorni di lutto cittadino. Dnipro è una grande città, ha un milione di abitanti, molti, chi poteva, sono andati via, altrettanti o più vi si sono rifugiati. Così la città, che era stata prima famosa come “la più sovietica”, e poi, al contrario, per la radicalità con cui aveva fatto proprio il cambio di Maidan, è diventata un esempio di compassione e di accoglienza. Ognuna di queste stagioni può essere evocata per spiegare il rancore del regime russo. E l’impiego sporadico ma ripetuto, proprio contro bersagli civili a Dnipro, dei missili Kh-22, che hanno un peso e una portata esplosiva colossale.
I missili Kh-22 hanno soprattutto un’efficacia simbolica memorabile, dal momento che possono venir sparati contro obiettivi terrestri, ma possono mirare, nel foglio di istruzioni, chiamiamolo così, a colpire e affondare anche una nave nemica. Così, quando la cronaca ricostruisce la vicenda delle vittime, è inevitabile metterla a confronto con il programma. Colpita e affondata: la madre del soldato che aspetta in cucina, col cane, l’arrivo del figlio in licenza da Bakhmut; i genitori del medico che al pronto soccorso dell’ospedale Mechnikov di Dnipro riceve le decine di feriti... E così via, per un numero imprecisato di persone, forse 200, cinquanta bambini... L’ha detto l’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina: “Quel missile era destinato alle battaglie navali, ed è stato lanciato addosso ai civili”.
A ridosso del massacro di Dnipro, è successa una cosa singolare. La sera del 14, uno degli uomini politici più in vista, e ritenuto fra i più ascoltati da Zelensky, Oleksij Arestovich, consigliere per la Difesa e la sicurezza nazionale dell’Ufficio di presidenza, ha ipotizzato, o qualcosa di più, che a mandare in pezzi il condominio di Dnipro e le vite di decine di persone che pacificamente vi abitavano fossero stati i detriti di un razzo sparato dalla contraerea ucraina, che avrebbe intercettato e distrutto il missile russo. “Il missile è stato abbattuto, ed è caduto sull’ingresso del condominio. E’ esploso quando è caduto. Inoltre, c’è il problema dei fumi corrosivi. Questo è un segno sicuro del Kh-22, poiché è alimentato con carburante estremamente tossico. Possiamo supporre che il carburante tossico abbia contribuito alla gravità del colpo”. Accolta con il favore che si può immaginare da commenti russi e dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, la versione di Arestovich ha sollevato in patria uno scandalo enorme, tanto più che, a differenza di altre occasioni, non aveva alcun appiglio nella documentazione dell’accaduto, ed è stata subito sconfessata dall’aviazione ucraina. Arestovich è tornato sul punto, senza modificare la sua versione, ma argomentando che comunque la responsabilità dell’accaduto non poteva che essere imputata alla Russia: “Tutti capiscono perfettamente che se non ci fosse stato l’attacco russo, non ci sarebbe stata nessuna tragedia, indipendentemente dal meccanismo specifico in cui si è verificata. Il palazzo di Dnipro è stato distrutto da un missile Kh-22 russo. Nessun missile di difesa contraerea potrebbe nemmeno avvicinarsi alla metà di questa distruzione”, ha scritto su Facebook. E ha aggiunto: “Nessuno potrà incolpare l’Ucraina, perché le persone intelligenti sanno leggere le connessioni causa-effetto”. Intanto le cifre sui morti e sui feriti crescevano a dismisura, facendo del massacro di Dnipro l’episodio più grave di attacco ai civili di tutta la guerra. A questo punto Arestovich ha formulato delle scuse, salvo ritirarle formalmente e seccamente in un nuovo comunicato. Aveva solo avanzato un’ipotesi, dice, sottolineandone la provvisorietà. Gli è stato rinfacciato il tono di certezza con cui si era sbrigato a esporre la sua opinione, che aveva oltretutto costretto lo stato maggiore dell’Aeronautica a giustificarsi. Qui gli attacchi ad Arestovich, famoso per la sua spregiudicatezza, sono diventati ultimativi. Andriy Yermak, che è a capo dell’Ufficio della presidenza, ne ha chiesto l’espulsione. Un appello di numerosi parlamentari rivolto al servizio segreto, l’Sbu, ha chiesto che Arestovich venga incriminato “per alto tradimento”.
Difficile dire come la poliedrica e controversa carriera di Arestovich, che si è anche candidato a succedere a Zelensky se questi dovesse lasciare, possa uscire da un simile infortunio, e del resto è l’ultimo dei problemi di fronte al lutto del paese per i morti ultimi di Dnipro e Kherson – a Kherson, ancora una volta, in un ospedale e alla sede della Croce Rossa. Più importante è il problema posto dalla prima reazione all’ipotesi di Arestovich, quando si poteva dubitare di una sua fondatezza, e chiedersi se non valesse a sollevare gli animi l’idea che un russo, per conto della Federazione russa, non avesse davvero impartito a un bombardiere in volo nel cielo russo di andare a sventrare un condominio di nove piani e di duemila persone al riparo della loro vita quotidiana, delle loro case. Purtroppo, l’ipotesi è irreparabilmente smentita, due giorni fa a Dnipro, e troppe altre volte in troppe altre città.