Foto di Daniel Cole, AP Photo, via LaPresse 

Piccola Posta

Due sondaggi (senza risposte) per orientarsi sul futuro che aspetta Kyiv

Adriano Sofri

La rivista Foreign Affairs ha fatto la seguente domanda"L'Ucraina finirà per fare concessioni territoriali alla Russia?". Poche ipotesi innovative. In quello pubblicato da Ukrinform quasi il 60 per cento è soddisfatto di come funziona il paese nonostante la guerra

Odessa, dal nostro inviato. Oggi vorrei segnalare due sondaggi. Il primo è piuttosto una collezione di risposte di esperti alla domanda: “L’Ucraina finirà per fare concessioni territoriali alla Russia?”. L’ha pubblicata martedì la rivista Foreign Affairs, e il risultato complessivo è interessante, anche se lo si sarebbe potuto sperare più interessante. Alle decine di interpellati si chiedeva di dire se fossero d’accordo, e quanto, o in disaccordo, e quanto, o “neutrali”, con l’affermazione: “L’esito più probabile della guerra in Ucraina è un accordo negoziato che comporti qualche concessione territoriale alla Russia da parte di Kyiv”. Una nettissima maggioranza esprime, più o meno energicamente, il proprio disaccordo: non è in vista una conclusione negoziata.

 

Una metà circa si dichiara d’accordo, e i “neutrali” sono il minor numero. In realtà le risposte, brevissime o più articolate, finiscono per somigliarsi parecchio, attente come sono a sottolineare l’imprevedibilità della situazione. A complicare le cose, qualche risposta dice che cosa prevede che avvenga, qualche altra che cosa si augura che avvenga. Purtroppo la gamma delle opinioni non si discosta molto da quella delle nostre conversazioni quotidiane. La previsione di uno stallo o di una guerra di intensità alterna ma destinata a protrarsi è quella che prevale. Fra i persuasi dell’ineluttabilità, prima o poi, di un accordo negoziato, si dà per scontata almeno la rinuncia ucraina alla Crimea, “ormai russificata”, o il ritorno alla frontiera di fatto precedente all’invasione del 24 febbraio. 

 

Fedele al rispetto per gli esperti, di pandemie o di guerre, ho sperato di trovare nelle risposte qualche colpo d’ingegno, qualche proposta che sottraesse i “territori” alla concessione dell’uno all’altro (tanto più che l’unica concessione figurata è quella ucraina alla Russia che se li è pappati) e invece ne immaginasse una conduzione più o meno parziale, più o meno provvisoria, internazionalmente garantita, così da includere la Russia, soprattutto se dovesse trattarsi di una Russia sconfitta e non più putiniana, in un ridisegno della convivenza europea dall’Atlantico agli Urali. Praticamente non ci sono risposte che si concedano un simile azzardo di fantasia. (C’è un solo accenno a Crimea e Donbas “alla maniera dell’autonomia di Alto Adige / Südtirol). 

 

È apprezzabile che alcune risposte ricordino che a bruciarsi i vascelli alle spalle rispetto al negoziato non è stato, come i camerieri ripetono, Zelensky vietandolo per legge, ma Putin allestendo i referendum farsa sulle “quattro province”, compresa Zaporizhzhia e Kherson, e la loro “eterna” appartenenza al suolo russo: a proposito di concessioni territoriali. La Russia ha inventato per sé la proibizione perenne a concedere territori che non ha. 

 

Il secondo è un vero sondaggio fra 2018 cittadini ucraini sopra i 18 anni, interpellati fra il 13 e il 21 dicembre scorso. Ne leggo sul sito Ukrinform, è stato condotto dal Centro (non governativo) Razumkov e dalla Fondazione per le iniziative democratiche Ilko Kucheriv. La domanda qui era se ritengano che gli avvenimenti nel paese stiano andando nella direzione giusta. Ha risposto di sì il 58,9 per cento, “nonostante la guerra”, mentre il 23,6 pensa che stiano andando nella direzione sbagliata. Non ha risposto il 17,5 per cento. (La domanda non era riferita all’andamento della guerra, ma all’andamento generale delle cose). L’86,8 per cento dice che prezzi e tariffe sono peggiorati, e l’83 che è peggiorata la situazione economica in generale. Il 74,8 per cento ritiene migliorata l’immagine internazionale dell’Ucraina rispetto all’inizio dell’anno scorso – prima dell’invasione. Infine, si cita genericamente “una maggioranza di cittadini che valuta positivamente i cambiamenti avvenuti nella capacità di difesa del paese”.

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