piccola posta
Un'ora di coprifuoco in meno a Odessa cambia tutto
Spostato dalle 23 a mezzanotte. A voi non sembrerà granché, ma è perché non l’avete provato. Non occorre essere Cenerentola per sapere quanto vale un’ora d’aria, tanto più se l’aria è notturna
Non vedevo l’ora. “Caro amico”, gli dico. “Ti scrivo”, risponde pronto lui. Non è poco.
Fuori, dove ci si parla come se si fosse ragionevoli, qualcuno mi chiede che cosa penso delle novità politiche. Poco. L’ultimo pensiero netto che avevo avuto riguardava il Pd, e la strampalata rivendicazione che si sciogliesse. Non la preoccupazione, ma l’auspicio che si sciogliesse. La gente è strana, si vuole male. Era già dicembre, sono partito. E’ simpatico tornare a marzo e trovare sul tavolo della cucina gli auguri di Natale. Insomma, era trascorso il famigerato anniversario, il 24 febbraio, erano trascorsi altri due o tre giorni, e non era successo niente di specialmente efferato, così ho lasciato il cielo di Odessa. Il giorno dopo, nemmeno a farlo apposta, l’orario d’inizio della Komendants’ka hodyna, il coprifuoco, è stato spostato dalle 11, le 23, a mezzanotte. A voi non sembrerà granché, ma è perché non l’avete provato: cambia tutto, quell’ora in più. Non occorre essere Cenerentola: un vecchio avanzo di galera sa quanto vale un’ora – un’ora d’aria, tanto più se l’aria è notturna.
Sono qui che penso alle sere allungate dei miei amici di Odessa e guardo l’Italia, dove d’improvviso succedono tante cose, anche specialmente efferate. L’Italia è precisamente una monarchia, senza ombra di opposizione, a differenza delle monarchie più stagionate e cariate, specialmente quella britannica. L’astuzia della storia le ha dato il gran vantaggio di essere una monarchia repubblicana. Ha però un grosso problema: non è ereditaria. (Non è nemmeno, finora, aperta alla successione femminile, ma a questo c’è un rimedio imminente). Il titolare succede ormai regolarmente a se stesso, ma poi la cosa finisce lì. Così l’Italia monarchica, che già conobbe una coabitazione di regime e monarchia nel centro di Roma, ha i giorni, o, speriamo, gli anni, contati. Varrà per il Quirinale, a carico del quale stanno da tempo le occasioni decisive, il ponte di Genova, gli Europei di calcio, la Scala, l’Ucraina, Sanremo, Crotone, e varrà per gli altri organi cui si attribuisce un bilanciamento dei poteri (sebbene più lentamente, forse) a cominciare dalla Corte costituzionale. Salvo che.