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L'ultima volta che mi è capitato di immaginare un mondo in pace
Fu alla presentazione di un libro di Luigi Ferrajoli che espone il progetto di una “Costituzione della Terra”. Lo fa senza alcuna soggezione al realismo politico e tanto meno all’ironia politica. L'invasione dell'Ucraina era alla seconda settimana
Non avevo smesso di immaginare un mondo in pace. Ora ho smesso, temo. L’ultima volta che ho cercato di intravedere una possibilità, la fessura nel buio, è stata all’inizio del 2022. C’era un nuovo libro di Luigi Ferrajoli, che avrei discusso con lui a Roma all’inizio di marzo. Ho una gran stima di Ferrajoli, scientifica e almeno altrettanto umana. Il libro espone il progetto di una “Costituzione della Terra”. Lo fa senza alcuna soggezione al realismo politico e tanto meno all’ironia politica. Con una meticolosità – articoli della Costituzione, sanzioni alle violazioni, date dell’entrata in vigore… – da far pensare alla serietà rigorosa dei bambini che giocano, o alle utopie particolareggiate dei giacobini italiani di fine Settecento, specialmente i più sconfitti ed esiliati e incarcerati, che perciò avevano tempo. (Anche l’Europa unita sarebbe stata un disegno di confinati).
Lo stato di pace non è naturale, dev’essere istituito. “La prima garanzia è il divieto della guerra”, equivalente a quello interno dell’omicidio. (Similitudine che imporrebbe il corollario della legittima difesa). La guerra d’aggressione come crimine, Corte penale internazionale, 1998, art. 5 comma 1. Abolizione degli eserciti nazionali e messa al bando delle armi – “in dotazione esclusiva delle forze di polizia, locali e globali”. Pena l’autodistruzione dell’umanità.
Il Kant della Pace perpetua, dice, muoveva dallo stato di guerra, e noi oggi dallo stato di guerra, dalla pandemia e dalla incombente distruzione ecologica (cui ora si aggiunge lo spettro dell’intelligenza artificiale…). La pandemia, che accennava a calare, non era la più grave emergenza, benché sia quella che più ha rivelato la fragilità del genere umano. Le altre, al contrario, vengono “dalla sua hybris, da una sua forza più forte di lui, per così dire. Il genere umano è l’apprendista stregone di se stesso”.
La Costituzione … “non è la volontà del popolo, è i diritti di tutti anche contro le maggioranze. Stabilisce le precondizioni della vita civile, dunque la sua legittimità, a differenza dalle leggi ordinarie, non si fonda nella volontà di tutti o della maggioranza, ma nel garantire tutti”. Idea seducente e arrischiata. La Costituzione, stabilendo princìpi che sono al di sopra delle stesse leggi, è una precondizione: che fa ricorso a qualche a priori, come il diritto di natura o il rimando a Dio, oppure, piuttosto, a un a posteriori, a “quello che non siamo più, che non vogliamo più”, dallo stato ferino e il bellum omnium contra omnes, alla riflessione antifascista, antitotalitaria, al ripudio dello sterminio…
Di fronte alla minaccia che investe in solido il genere umano, è quasi inevitabile sottovalutare la guerra intestina dell’uomo all’altro uomo: il libro irrideva – ci mancherebbe – il Trump che continuava a produrre armi micidiali “contro nemici inesistenti”. Però il desiderio magnanimo di non avere nemici porta a non vederli. Ferrajoli e i suoi collaboratori non sono ingenui al punto di ignorare la realtà; semplicemente, scelgono di “fare come se” i limiti imposti dalla realtà a ciò che non è solo giusto ma necessario e anzi indispensabile non esistessero: l’intendenza seguirà. “Certamente questo progetto può apparire inverosimile. Com’è possibile che un simile patto costituente possa essere condiviso da 196 stati sovrani e da quei nuovi sovrani responsabili e invisibili nei quali si sono trasformati i mercati?”… “Entrerà in vigore, quale Costituzione della terra, il trentesimo giorno successivo alla data del deposito, presso il segretario generale dell’organizzazione delle Nazioni unite, del trentesimo strumento di ratifica o di adesione”.
Quando presentammo insieme il libro, l’invasione dell’Ucraina era alla seconda settimana.