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A proposito de "La caduta" di Mussolini. Lettera a Ezio Mauro
Gli ultimi giorni del regime fascista nel programma su La7 dell'ex direttore di Repubblica
Caro Ezio Mauro, ho guardato il tuo programma su “La caduta” per la 7, mercoledì sera. Avevo letto quello che avevi scritto su Repubblica e nel libro Feltrinelli, dunque, per così dire, sapevo come andava a finire. Quella volta, perché come andrà, andremo, a finire questa volta, è ancora sulle ginocchia degli dèi. Guardando e ascoltando, invece che leggendo, qualche dettaglio mi ha colpito. Per esempio, che quando si comunica a Mussolini, il 26 luglio, che il re gli ha fissato l’udienza a Villa Savoia, il protocollo prescrive con insistenza che lui, il “comandante supremo delle forze armate operanti su tutti i fronti”..., si presenti in borghese – Rachele gli sceglie un abito blu “troppo pesante per la domenica estiva”. Per arrestarlo meglio – ridurre l’imbarazzo eventuale di carabinieri e militari.
Poco più in là, arriva un altro cambio d’abito, dall’uniforme militare al vestito civile. Riguarda il generale Giuseppe Castellano, per la firma dell’armistizio a Cassibile, in Sicilia, il 3 settembre. Bedell Smith e gli altri militari alleati in divisa, lui in borghese scuro, neri e incollati dalla brillantina i capelli già radi della storica fotografia. In realtà Castellano aveva le sue ottime ragioni, in borghese, e come “commendator Raimondi”, aveva già fatto il suo arrischiato viavai a Madrid e a Lisbona per preparare la conclusione. Ma questi episodi travestiti segnano anche loro la tragicommedia della caduta, e fanno sentire, alla distanza di oggi, più che rabbia e sdegno, una triste vergogna.