Piccola posta
Il rinvio a un nuovo appello per Assange è una buona e fragile notizia
L'ipotesi di derubricazione delle imputazioni da parte degli Stati Uniti e la possibile influenza della morte di Alexei Navalny sulla decisione della giustizia britannica. Potenziale svolta
La buona novella, provvisoria, fragile, ma buona, è che la giustizia britannica non ha dato un calcio allo sgabello sul quale Julian Assange aspettava. Ha rinviato a un nuovo appello, accogliendo tre dei molti motivi avanzati dalla difesa, e in particolare uno, forse non il più efficace processualmente, ma il più significativo civilmente e moralmente, cioè l’incoerenza col Primo emendamento e con la libertà di manifestazione del pensiero e di stampa.
A maggio accusa americana e difesa si misureranno dunque ancora. Nell’intervallo il Wall Street Journal aveva raccolto la voce su un’intenzione del governo statunitense di trattare una derubricazione delle imputazioni riducendole alla sola frode informatica, reato per il quale la pena massima è inferiore al tempo già trascorso in carcere da Assange, che dunque ne sarebbe liberato. Lo ha spiegato ancora ieri Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty, che si è impegnata strenuamente per Assange e per la libertà di informazione che nel suo caso vede violata. Noury ha aggiunto che la voce filtrata attraverso il quotidiano era stata interpretata anche – a proposito di leaks – come un tentativo di influire sulla decisione inglese, alleggerendo la responsabilità dell’estradizione. Diffidenza tanto più ragionevole dopo l’inaudita trafila di accuse e decisioni contraddittorie. Per ora non è successo, comunque.
Al sollievo, provvisorio, parziale, per il rinvio e l’ulteriore appello, si aggiunge l’impressione che sui giudici inglesi e sugli stessi responsabili americani del dipartimento di giustizia, e sulla presidenza di Biden, abbiano influito la battaglia di Alexei Navalny e la sua morte. Se fosse così – a me sembra verosimile e anzi probabile – bisognerebbe rallegrarsi oltretutto del ribaltamento della strumentale e cattiva contrapposizione della causa di Assange a quella di Navalny, perfino nel momento in cui quest’ultima era rimasta senza appello.