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Giorni affollati: la morte di Ebrahim Risi, i mandati d'arresto dell'Aia

Adriano Sofri

Il presidente dell'Iran era membro influente del tribunale speciale che liquidò migliaia di prigionieri e oppositori politici. Gli è personalmente imputato il massacro di almeno 3.000 persone. Dieci volte tante, sostiene qualcuno

Abbiamo perso un vero amico, ha detto il ministro degli esteri Lavrov. Profonde condoglianze un po’ di tutti gli altri – anche il Quirinale, povero.

   
Tre anni fa registrai l’elezione dell’hojjatoleslām ligio e grigio Ebrahim Raisi alla Presidenza della Repubblica islamica d’Iran, e la sua indicazione a erede designato del vecchio Khamenei. L’appoggio di Khamenei gli aveva già procurato l’appannaggio del santuario dell’Imam Reza a Mashad, una delle fondazioni più ricche del paese. Nel 2017 era stato autorizzato a candidarsi contro il presidente Rouhani, perdendo ma raccogliendo quasi 16 milioni di voti.

Seminarista a Qom nel 1979, il ventenne Raisi era stato nominato l’anno dopo procuratore generale di Karaj, poi inglobata dall’espansione di Teheran, e da lì a Teheran. Nel 1988, ventottenne, Raisi era membro influente del tribunale speciale che liquidò migliaia di prigionieri e oppositori politici, Mojaheddin e-Khalq, comunisti del Tudeh, trotskisti e altri eterodossi. In quel “Comitato della morte” sedette come vice del procuratore generale Morteza Eshraghi. Gli è personalmente imputato - “accreditato” - il massacro di almeno 3.000 persone. Dieci volte tante, sostiene qualcuno. Con lui a capo della magistratura infierirono torture, impiccagioni e fustigazioni. Con lui Presidente, abbiamo visto, e continuiamo a vedere.
 
Nell’aprile del 1980 le forze speciali americane tentarono un’operazione temeraria per liberare i 52 ostaggi tenuti prigionieri nell’ambasciata americana di Teheran occupata dagli studenti islamisti. Fu una catastrofe. Nel deserto di Tabas, il luogo della prima fase prevista per l’azione, una sequela incredibile di incidenti costrinse a rinunciare. Quando la ritirata era già stata ordinata, un elicottero andò a sbattere contro un Hercules incendiandosi: morirono 8 militari e un civile iraniano.

  
In quel 1980 il Grande Ayatollah Khomeini commentò che la disfatta americana, tutta quella ferraglia di elicotteri falliti, era stata il frutto della occulta assistenza di Allah, l’Onnipotente, per il fedele popolo iraniano. Ci sono giorni affollati. Ieri l’Alta Corte londinese ha accolto l’appello contro l’estradizione di Assange. Il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia ha chiesto il mandato di cattura per Netanyahu e Sinwar. La commozione più sentita per Raisi è stata quella di Putin: “Conserverò per sempre il ricordo più bello di quest’uomo meraviglioso”.  

Allah, infatti, è grandissimo.

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