piccola posta
Cosa voglio ricordare a Sallusti e agli altri che mi chiamano terrorista, sul caso Signorelli
Due tragicomici dettagli da far presenti a chi attacca me e Repubblica perché, dicono, non si vergognò di farmi scrivere ma oggi critica Signorelli, nipote di un militante già fascista di Ordine Nuovo e del Fronte Nazionale
Personaggi di vita specchiata e di intelligenza acuminata, come il giornalista Sallusti (che si compiace di chiamarmi nella sua prima pagina assassino e terrorista) e, sulla sua scia, il politico Foti, e non so chi altri (controllerò), mi insultano, e insultano Repubblica che, se ho capito bene, avanza delle critiche al dimissionario collaboratore del ministro Lollobrigida, Signorelli, nipote di un militante già fascista di Ordine Nuovo e del Fronte Nazionale, morto 14 anni fa, di cui porta il nome. Quella Repubblica, dicono, che non si vergognò di far scrivere per anni uno come me. Insistente com’è diventata, questa comparazione dovrà essere trattata in un tribunale, quanto al termine di terrorista.
Intanto vorrei ricordare due tragicomici dettagli, qui sul Foglio che continua imperterrito a farmi scrivere da 29 anni e così via. Primo dettaglio: quando il provatissimo militante già ultrafascista Paolo Signorelli, in età avanzata e in programmi politici decaduti e scaduti, detenuto e gravemente malato, sembrò essere vilmente maltrattato, come succede, dal sistema penitenziario italiano, un parlamentare di nome Mimmo Pinto, noto per il suo aperto impegno umano, e mio carissimo amico, mi consultò circa il suo desiderio di fare visita a Signorelli, che se non sbaglio – chiederò conferma – era stato trasferito in un reparto del romano ospedale San Camillo, io fui completamente (e vorrei dire ovviamente) d’accordo. Eravamo molto pochi.
Il secondo dettaglio tragicomico che riguarda i miei odiatori in carriera – salvo quello riservato al tribunale – è che io non scrissi “per anni” solo su Repubblica, ma su una quantità di giornali e riviste fra i quali spiccano molte testate appartenenti ai padroni dal cui desco costoro raccolsero e raccolgono le briciole cadute. Quelle testate si onorarono della mia collaborazione, come se ne onorò Repubblica.
Non fu reciproco.