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piccola posta

La fortuna di non essere direttori di giornale e dover dare certe notizie

Adriano Sofri

Ieri la storia del bracciante indiano trentenne che è rimasto impigliato in un macchinario che gli ha strappato un braccio, il cui “datore di lavoro” ha buttato via il braccio e ha piantato lui e sua moglie in strada. Ho tenerezza per tutti i morti, diceva un francese

Sono fortunato a non dirigere un giornale o un telegiornale. Per esempio ieri. Aprire sulle decine di naviganti bambini e no annegati o soffocati nella stiva – o buttati a mare dalle autorità greche preposte? Aprire sui quattro suicidi in due giorni nelle carceri italiane, e sull’astuto ripristino della pena di morte? Aprire sulla morte del generale Graziano, che in un titolo di Repubblica avrebbe lasciato un biglietto: “Il mondo va in pezzi dentro sento un vuoto”, ma non è vero, benché sia molto verosimile? Aprire sul bracciante indiano trentenne il cui vestito è rimasto impigliato in un macchinario che gli ha strappato un braccio, il cui “datore di lavoro” ha buttato via il braccio e ha piantato lui e sua moglie in strada, anonimi tutti, quando leggo, datore di lavoro e datore di braccio e giovane moglie in nero?

La livella… Ho tenerezza per tutti i morti, diceva un francese, tipo romantico. Anch’io, in certi giorni. Quanto ai vivi, fate voi.

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