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Un pensiero da insonne: Netanyahu sogna la guerra con l'Iran, senza esclusione di colpi

Adriano Sofri

Mercoledì, alle 5 di mattina, una notifica telefonica mediorientale ha avvertito che Ismail Haniyeh era stato ucciso in Iran. Gli italiani, anche quelli che fanno tardi, erano andati a dormire interrogandosi sul medagliere di Parigi, o sul Libano

Martedì notte, verso le 2 ho smesso di lavorare – quello che chiamo così. Ho finito di leggere Adriana Cavarero su donne che allattano cuccioli di lupo. Io sto su di notte, per abitudine immutabile, ormai. Mi piace quel modo di essere solo, al riparo. Ci sono tempi in cui non si è soltanto svegli, si è all’erta. Può succedere di tutto. Mercoledì, alle 5 di mattina, una notifica telefonica mediorientale ha avvertito che Ismail Haniyeh era stato ucciso in Iran. Le persone italiane, anche quelle che fanno tardi, erano andate a dormire interrogandosi sul medagliere di Parigi, o sul Libano, il bombardamento israeliano sul quartiere di Hezbollah, l’uccisione di Fuad Shukr. L’omicidio del capo politico di Hamas, e a Teheran, all’indomani dell’intronizzazione del presidente iraniano Pezeshkian succeduto al Raisi morto in un incidente di elicottero, era un rincaro colossale. Io poi penso che Netanyahu sogni la guerra con l’Iran, senza esclusione di colpi. A volte si smette di essere semplicemente svegli e ci si sente messi là a fare la guardia. “Sentinella, a che punto è la notte?” Si vuole fare qualcosa, dire, almeno. La vita pubblica, da noi, è sospesa di notte, le testate giornalistiche dormono della grossa, il sonno è sacro - perfino negli ospedali, spesso. Meglio non agonizzare di notte, o nel fine settimana, e in estate, poi.

Non ho nessuno da svegliare, se non il bassottino, vecchio come me, e lui l’ha presa alla rovescia, dorme notte e giorno. Allora ho scritto sui miei fb, alle 5 e 4 minuti, due righe. La consigne c’est la consigne. Poi ho cercato di seguire il resto del mondo. Per un bel po’, le mie due righe sono rimaste la sola registrazione italiana, uno scoop, di quel tempestoso episodio. Forse anche europea, il Guardian è arrivato poco dopo. Il fatto è che qualcosa che somiglia alla guerra mondiale, o alla fine del mondo, in una delle possibili e probabili versioni, incombe sul nostro orizzonte. E’ anche una questione di fuso orario. Se succede in medio oriente, o anche in Ucraina - un’ora di differenza - la gran maggioranza sarà colta nel sonno, e gli svegli saranno svegli a vanvera, anche i telefoni sono spenti. Salvo quelli dei molto vecchi, o molto malati, e molto soli, che li tengano accesi per precauzione, e a che pro chiamarli. Certe catastrofi sono fatte per svegliare di soprassalto, i terremoti, i bradisismi - Pompei successe di notte, fra un 24 e un 25 agosto.

Anche i missili prediligono la notte. Di notte stanno tutti in casa, a dormire, sognar forse, basta prendere la mira. In guerra, come in Ucraina, è ancora più garantito per i tiratori, c’è il coprifuoco. Da noi, al sicuro, chi è sveglio, scelta o insonnia, per scontroso che sia, ha un gran desiderio di dirlo a qualcuno. Forse è una Teheran qualunque, forse, chi può dirlo, la fatale Sarajevo. Io l’ho scritto sui miei facebook. Nel giro di un’ora avevo raggranellato tre like - di gratitudine per la notizia, immagino, non di felicitazione per il suo contenuto. Tre sconosciuti fraterni che si erano appena alzati, o che anche loro non erano ancora andati a dormire, nel fuso UTC+2, a un’ora da Gaza e Tel Aviv.

Poi, confidando nel mio turno, ho acceso la Radio radicale che trasmetteva il convegno di sinistra e verdi alla Camera per la giornata della memoria del Porrajmos, il genocidio di rom e sinti, il 2 agosto. Un coronamento appropriato, una buona ragione per restare svegli. 

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