piccola posta
Il decreto di Putin per annettere un intero mondo già russo a sua insaputa
La concessione di “sostegno umanitario alle persone che condividono i valori spirituali e morali tradizionali russi”. Chiunque dissenta dai valori “liberali” dell’occidente troverà finalmente rifugio. La buffa megalomania di un dittatore
Il problema dei pazzi che si prendono per Napoleone sta nel fatto che il primo fu Napoleone. Vladimir Putin deve aver reagito con disappunto alla falsa-notizia occidentale secondo cui il veliero tragicamente affondato in rada a Palermo aveva l’albero maestro più alto del mondo: “E allora io?”.
All’inizio di settembre 2022, in un vorace discorso al Forum economico orientale di Vladivostok, Vladimir Putin riassunse la dottrina del “Mondo russo”, il Russkyi Mir, sulla cui base qualche mese prima si era avventurato verso Kyiv. In sostanza, “è Russia dovunque vi siano dei russi”. E la Russia ha il diritto, anzi il dovere, anzi la missione, di muovere al soccorso dei propri russi in qualunque punto del pianeta in cui senta minacciata la loro identità. Più precisamente, è Russia dovunque vi siano dei russofoni, persone che parlino russo. Anche quando siano esigue minoranze. Anche quando siano ingenti popolazioni che parlino russo senza sentirsi affatto cittadine russe e tanto meno suddite della Federazione russa, come in buona parte dell’Ucraina. Quella missione, consacrata e incensata come tale dal patriarcato ortodosso moscovita, sovrintese all’intervento in Georgia, alla Transnistria presidiata da militari russi e alle pretese sulla Moldavia, alla minaccia incombente sulle repubbliche baltiche e centroasiatiche, all’ombra allungata sui Balcani di Belgrado. Secondo quella dottrina, alla madrepatria spetta non solo la tutela delle minoranze russofone, cioè tout court “russe”, ma “la protezione e la promozione delle tradizioni e degli ideali del Russkyi Mir”. Impegno smisurato che, via via che le previsioni iniziali dell’invasione andavano a farsi benedire – una passeggiata militare in alta uniforme che avrebbe messo un quisling al posto di Zelensky e restituito l’intera Ucraina al patrocinio del Cremlino – servì a metterci una toppa promuovendo l’impresa a una crociata contro l’occidente collettivo e la corruzione dei costumi imposta al resto del mondo. Questa dilatazione buffamente megalomane ha toccato l’altroieri un provvisorio culmine ufficiale col decreto presidenziale che concede il “sostegno umanitario – un asilo, insomma – alle persone che condividono i valori spirituali e morali tradizionali russi”. Chiunque dissenta dai valori “liberali” dell’occidente troverà rifugio in quel sacrario delle tradizioni che è la Russia, un fatale contraltare alla Francia dell’89 (e la rivincita, finalmente, sull’altro ’89). Ispirato alla “impatriatsja” di Cecchini Irene, studentessa, italiana di nome russa di anima, contro le “linee guida ideologiche neoliberiste distruttive” – in altre traduzioni, “neoliberali”. Senza esame di lingua e di storia e di legislazione vigente. Gran lezione di apertura e inclusione impartita a un dibattito estivo italiano su ius soli (solis, in parecchie versioni, un colpo di sole), sanguinis, e scholae. “E noi faremo come la Russia, e squilleremo il campanel”. Cecchini Irene, colei che, a 23 anni, suscitò la guerra mondiale nucleare contro l’omosessualità, e un giorno, se – auguri – sopravviverà, dichiarerà, come uno dei ragazzotti coi pugni in tasca di Sarajevo 1914, “Ma io non potevo immaginar…”.
Nella solitudine grandiosa del palazzo, sopraelevando con la manovella il trono di Pietro nella specchiera di fronte, Vladimir Putin può immaginare di annettere all’impero un intero mondo già russo a sua insaputa, eterosessuale, credente senza crederci, pronto a liberare l’esuberanza della patta, cacciatore e attento a picchiare la moglie tanto lei sa perché – quasi tutti, Khamenei, il Vaticano, il governo di centrodestra nonostante la Nato, Trump, Pyongyang e Pechino e Istanbul.
Il decreto presidenziale appena emanato, e sperimentato a partire dal prossimo 1° settembre, non è ancora che un passo intermedio. Putin sa essere paziente e gradualista, quando è necessario. Il passo finale sarà compiuto quando non occorrerà più ospitare in Russia gli umani in fuga dalla persecuzione dei valori tradizionali, e basterà lasciarli dove sono, cancellare le frontiere e scriverci sopra, maiuscolo, cirillico: RUSSIA. Anche sulla California. L’Internazionale, trascorsa umanità.