piccola posta
Lettere da Taranto, dove non ci sono solo Ilva, polveri e povertà
Il lutto per il cane Max, che era comparso nella piazza Garibaldi attorno al 2016 ed era il beniamino dei tarantini. Una lettera per dirgli addio, pubblicata su Facebook, ha ricevuto migliaia di partecipazioni e centinaia di commenti
Anni fa, ebbi un nuovo tempo tarantino, un po’ per seguire le cose dell’Ilva, un po’ per me. Il mio albergo era in piazza Garibaldi, pieno centro, e la piazza era presidiata da tre cani, grossi, uno nero uno pezzato bianco e nero e uno fulvo, felicemente bastardi e senza padrone, impegnati a inseguire e abbaiare a tutte le auto in transito, salvo infilare il muso a festeggiare guidatori e passeggeri che abbassavano i finestrini. Una signora anziana si prendeva cura di loro, e anche molti altri. Questo era una dozzina di anni fa. L’altro giorno, il mio amico Alfonso mi ha segnalato una lettera di addio a un altro cane, un bel pastore tedesco con le orecchie piegate, che gli davano un’aria ancora più affettuosa. Era comparso nella piazza Garibaldi attorno al 2016, ora doveva avere attorno agli undici anni. Si chiamava Max, era il beniamino dei tarantini piccoli e grandi. La lettera è pubblicata sulla pagina facebook della Protezione civile, ed è firmata da Franco Dolente. Questo giovane uomo, volontario Oipa, la Protezione animali, ringrazia Max di avergli insegnato “come ci si accontenta di un tozzo di pane e dell’acqua di una pozzanghera. Di uno zerbino su cui dormire, quando il vento gelido ti attraversa le ossa. Come si sta in mezzo alla gente, senza paura di essere preso a calci…”. La lettera ha ricevuto migliaia di partecipazioni e centinaia di commenti.
Ho ripercorso la pagina della Protezione civile, vi ho trovato molte informazioni belle e drammatiche su Taranto, e notizie periodiche su Max: sulle cure di cui ebbe bisogno dopo un’aggressione di cani meno gentili di lui, sul maltrattamento subìto forse da cuccioli umani, sulle reclusioni provvisorie in un canile e le premurose liberazioni, sui dubbi se dovesse ricevere ospitalità in una casa o restare libero, come voleva, nella sua città. Ho letto i resoconti efficaci di una volontaria, Maria Antonietta De Quarto, che ha voluto bene a Max e si è adoperata per il suo bene diventandone la tutrice. “La referente di Max”, nei casi di sottoscrizioni.
Mi piacciono le città che adottano un cane o ne sono adottate. A Piazza Armerina ne conobbi uno, Tigro, una vera autorità cittadina: stava davanti alla chiesa madre, o al grandioso monumento ai caduti, con una solennità senza sussiego, non c’era cerimonia pubblica, triste o lieta, che si celebrasse senza di lui. Anche il cane Italo, protagonista del film di Alessia Scarso, era stato davvero il cittadino onorario di Scicli, alla cui bellezza non mancava che lui. Taranto, l’Ilva, le polveri, la galera, i suicidi, la povertà dei ragazzi, è proverbiale. Se ne sentono da un po’ anche cose diverse, l’Uno maggio, la Palazzina Laf, Diodato, il futuro di Taranto Vecchia, il ciel l’aiuti – e l’amore e il lutto per il cane Max.