Piccola Posta

Caro Sergio Rovasio, grazie per l'invito nella tua Torino

Adriano Sofri

Oggi sarò a Roma, a un incontro sull'Ucraina. Marco sarebbe d’accordo. Voi dunque inaugurerete il tratto di strada torinese dedicato a lui, con il titolo che gli si addice, Passeggiata Pannella. Un titolo di passeggiatore e un marciapiede lo avrebbero fatto felice. Ricordi

Caro Sergio Rovasio, ti ringrazio dell’invito a Torino. Oggi sarò a Roma a un incontro sull’Ucraina. Marco sarebbe d’accordo. Voi dunque inaugurerete il tratto di strada torinese dedicato a lui, con il titolo che gli si addice, Passeggiata Pannella. Un titolo di passeggiatore e un marciapiede lo avrebbero fatto felice.
 

In questo momento – come si dice – mi ricordo di molte cose. Mi ricordo di Andrea Tamburi, che morì ammazzato a Mosca giusto trent’anni fa (una delibera toponomastica dà una strada anche a lui, qui a Firenze, ma sono passati 16 anni e non è successo). Mi ricordo di Antonio Russo, che morì ammazzato fra Georgia e Cecenia ventiquattro anni fa, mentre si occupava degli stessi argomenti di cui si occupava Anna Politkovskaja, che morì ammazzata a Mosca sedici anni fa (il 7 ottobre, fra poco). Perché mi ricordo che Marco, malandato com’era in quei giorni, riuscì ad andare al funerale di Politkovskaja a Mosca, si procurò un fiore, e fu l’unico del parlamento europeo e della politica italiana. Credo di sapere da che parte starebbe sull’Ucraina, senza pretendere di sapere “che cosa penserebbe Pannella...”. Per esempio, del 7 ottobre di Israele e del tempo di Gaza, non so. So che cosa aveva detto, avevamo detto, di Israele in Europa, e della contropartita palestinese.
 

Ieri alla radio ho sentito la presidente della commissione toponomastica torinese, Maria Grazia Grippo, orgogliosa e commossa. Bello, anche che ci sia stata, se non sbaglio, una unanimità sull’omaggio a Pannella. Penso che ognuna, ognuno di noi, se sapesse tornare al primo momento in cui è stato tentato dalla politica, cioè di occuparsi del mondo, si ricorderebbe di aver desiderato l’unanimità - e, solo dopo, di aver capito l’antifona, e aver preso parte, per e soprattutto contro. Pannella non ha mai accantonato quell’ingenua aspirazione all’unanimità: le sue convinzioni, e i suoi affetti, valevano per tutti, purché tutti ne fossero raggiunti, nello stesso momento in cui denunciava con una veemenza sfrenata i suoi avversari. I suoi avversari erano sempre provvisori e girevoli, e così i suoi alleati - in fondo restando salda quella universalità, ben più che papale (del resto, anche coi papi). Di qui il modo speciale della sua spregiudicatezza, e il rischio micidiale dei suoi emuli e imitatori. Si può andare con lo zoppo (il diavolo è zoppo) imparando a zoppicare, o aiutandolo a camminare dritto. Dunque benvenute le celebrazioni. Del resto la lunga fine della vita di Marco nel soave deliquio della Panetteria gli restituì l’impressione che tutte e tutti gli volessero bene, e lui a loro.
 

Poi ci sono le coincidenze. Ieri la Camera ha votato una cosa chiamata decreto sicurezza che grida vendetta al cielo ed è, senza tante storie, fascista. Su e giù per la passeggiata Pannella, non sarà scortese recitare il capoverso che dichiara reato la disubbidienza nonviolenta a un ordine di polizia in carcere. Hanno evocato Gandhi, i commenti. Carcere, nonviolenza: quale commemorazione migliore per Pannella? E non andrebbe pazzo degli usi vocabolari e pratici della “flagranza differita”? E della galera al blocco stradale pacifico, e dei crimini speciali, da tribunale speciale, contro le grandi opere e nelle adiacenze delle stazioni o sui vagoni? “Ventiquattro fra nuovi reati e inasprimenti di pene in un colpo solo”: una frase che fa venire la pelle d’oca, o viene pronunciata come un record di cui andare fieri. 
Marco, se gli dessero un permesso premio per venire a vedervi inaugurare la sua passeggiata, arriverebbe di corsa, vanitoso com’è: ma prima andrebbe a un angolo di tabaccaio, oltre che per le sue francesi, per andare a comprare una sim al migrante senza papier cui il decreto sicurezza vieta di venderla
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Buon sabato, a Torino. Io ho sempre un ricordo speciale per Adelaide. Buona passeggiata, Mirella e Sergio e gli altri, e le altre.

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