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Cosa c'entrano i giardini di Marella con le accuse ai fratelli Elkann

Adriano Sofri

La Caracciolo, donna piena di eleganza, aveva una gran passione per il giardinaggio, e gli dedicò sontuosi libri fotografici. Ora una presunta "correzione di bozze" truffaldina di uno di questi volumi entra nell'indagine spettacolosa della procura di Torino

Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli (1927-2019), madre di Margherita e nonna di otto nipoti, è stata una donna piena di eleganza. Aveva una gran passione per il giardinaggio, e gli dedicò sontuosi libri fotografici. “Giardino segreto”, Rizzoli 1998, due sul giardino di Ninfa, Allemandi 1998 e 2000, uno, per Adelphi, 2014, “Ho coltivato il mio giardino”, titolo che ricalca la morale finale del Candide di Voltaire: “Il faut cultiver son jardin”, Bisogna coltivare il proprio giardino. Il primo libro di Marella Agnelli giardiniera, ormai difficile da trovare, era però uscito nel 1987, si intitolava “Giardini italiani”, per l’editore Fabbri.

A quel tempo Claudio Rinaldi, che era il più brillante giornalista italiano e lo sarebbe ancora se non fosse morto nel 2007, dirigeva il settimanale Panorama, aveva un gusto irresistibile per le combinazioni inaspettate, ed era mio amico. Aveva saputo in anticipo dell’uscita del libro, che sarebbe stato un gran fatto mondano, ed ebbe la divertita idea di farlo presentare su Panorama da uno come me - ancora impregiudicato, e già a riposo, ma gravato ancora di un’aura sovversiva. Io mi guadagnavo il pane, e una certa vocazione per i giardini l’avevo, e soprattutto amavo una donna anche lei molto elegante e innamorata del giardinaggio - di ortensie giapponesi, soprattutto. Scrissi, ora non saprei ritrovarlo, immagino di essermela cavata come si fa banalmente in queste circostanze, mescolando ammirazione, ironia e autoironia. Ci voleva altro, del resto, per far scandalizzare casa Agnelli. Lui, l’avvocato, che nel 1969 aveva fatto diffondere dal suo sindacato giallo un manifesto che mi addebitava, personalmente, di aver sabotato la produzione di 360 mila vetture, intanto collezionava poster e manifesti di Lotta Continua, e li mostrava agli ospiti.

Dunque passai pressoché inosservato. Ieri i giornali davano notizia dell’indagine spettacolosa della procura di Torino, che com’è noto ha appena sequestrato ai tre fratelli, John, Ginevra e Lapo (vado pazzo per Lapo) 74,8 milioni di euro. Secondo i procuratori torinesi, fra gli espedienti truffaldini che avvocati, e commercialista e notaio, dei tre fratelli, avrebbero messo in atto contro la madre, ci sarebbe stata una “correzione” delle bozze ultime del libro di Marella sui giardini, così da corroborare la tesi sulla sua residenza in uno chalet svizzero.

Ci sono rimasto male. Ero io che dovevo scandalizzare, almeno un po’. E’ inteso che sono senz’altro garantista, e aspetterò che la giustizia faccia il suo corso (a quest’ultima frase mi viene da ridere, senza volere). In una lite così intima di madre figli fratelli e sorelle bisogna guardarsi dal mettere il dito, più ancora che in una tra moglie e marito. Guardate le cronache di questi giorni. E poi sono affezionato a Elkann padre, un homme aussi mordu pour la littérature. Peccato solo che il libro incriminato di una truffa così lungimirante, nel 2014, fosse quello col titolo calcato sul Candide. “Ho coltivato il mio giardino”. Auguri.

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