piccola posta
Il romanzo su Lenin di Ezio Mauro da far leggere a Putin e Musk (ammanettati)
Una conclusione che tira le somme, letteralmente: “Dei sei candidati alla successione di Lenin secondo il suo Testamento, cinque sono scomparsi pochi anni dopo, sterminati dal sesto”
Ieri Repubblica ha pubblicato la nona e ultima puntata di “Lenin. Un romanzo russo”, la storia che Ezio Mauro ha dedicato al centenario della morte del capo della rivoluzione d’ottobre. Una conclusione che tira le somme, letteralmente: “Dei sei candidati alla successione di Lenin secondo il suo Testamento, cinque sono scomparsi pochi anni dopo, sterminati dal sesto”. Mauro ha però riservato l’ultimo racconto all’anatomopatologia del sacrario bolscevico. Lenin era morto nella puntata precedente, adesso si tratta di renderlo immortale, imbalsamato, surgelato, immerso in formalina, glicerina, acetato di potassio, devozione e terrore. Il corpo sta disfacendosi nell’imperizia quando si trova il riluttante taumaturgo. Il mondo è piccolo, lui “ha 48 anni, viene da Odessa, insegna anatomia all’Università di Kharkiv e sta osservando da lontano, dietro gli occhiali pince-nez rotondi, la scena del gran ballo moscovita attorno al cadavere del Capo dell’Urss che sembra scritta da Bulgakov: stanno sbagliando tutto, ancora pochi giorni affidati al ghiaccio e quel corpo non potrà più essere recuperato. Il professor Volodimir Petrovic Vorobyov sa cosa bisogna fare ma non vuole dirlo, il rischio è troppo grande, comanda la politica e non la scienza: meglio restare silenzioso lontano da Mosca, nel vecchio obitorio. Vorobyov non ha paura degli spettri. Nel 1919 ha fatto parte della commissione per i crimini dei bolscevichi a Kharkiv nella guerra civile. Ha visto e certificato l’orrore che riemergeva dagli scavi nei campi di Kharkiv, fin dai 18 cadaveri riaffiorati nel primo giorno d’inchiesta, per arrivare al comunicato numero 19 che denuncia “mille persone uccise in città”, al rinvenimento di 97 cadaveri torturati nella prigione del lavoro forzato, al calcolo ufficiale più prudente di 286 vittime... Vorobyov aveva conservato molti organi anatomici, ma non aveva mai provato a imbalsamare un intero corpo umano: e doveva incominciare proprio con Lenin?”.
E’ impressionante come la storia giri attorno a se stessa. Attorno agli stessi luoghi, specialmente, città memorabili e dimenticate fosse comuni. Kharkiv bombardata è cronaca di oggi. Allora, solo alcuni anni dopo, “davanti alle voci dissacranti, un collega curatore, il professor Boris Zbarskij, invitò nella cripta moscovita un gruppo di testimoni stranieri tra cui il giornalista americano Louis Fischer, che lo vide aprire la bara di vetro, prendere la salma di Lenin per il naso e scuotere la testa a destra e sinistra, assicurando: “Durerà un secolo””. Il secolo è suonato, la mummia andata a rotoli.
Grazie a Mauro per l’ennesimo reportage dal passato, che, se ne avessi il potere, leggerei ad alta voce, nell’unico podcast della mia vita, a due ascoltatori, possibilmente ammanettati, l’uno all’altro magari: Vladimir Putin, ed Elon Musk.