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L'hegelismo di chi sostiene che se la vittoria di Trump è reale, allora è razionale

Adriano Sofri

Una versione peculiare di questa filosofia riguarda l’antiamericanismo ideologico, cioè l’antiamericanismo come ideale di vita. Che oggi irride Kamala Harris e, più sentitamente, Taylor Swift, e sente razionali, anzi ineluttabili, Trump e Musk

Resto ogni volta ammirato della prontezza para-hegeliana di tanta parte del mio prossimo a decretare che ciò che è reale è razionale. Il trionfo di Trump è reale? E’ razionale! E giù a sghignazzare su chi avanzi un’obiezione - sugli obiettori di coscienza. La coscienza: giù risate. Ammaestrano: avete ancora scambiato il mondo com’è col mondo come dovrebbe essere. Vogliono dire che il mondo com’è coincide col mondo come dev’essere - specialmente dall’altroieri. Una versione peculiare riguarda l’antiamericanismo ideologico, cioè l’antiamericanismo come ideale di vita. Che una volta, nella guerra fredda, distingueva fra il Pentagono e Aretha Franklin, Harry Belafonte e i B 52, oggi irride Kamala Harris e, più sentitamente, Taylor Swift, e sente razionali, anzi ineluttabili, Trump e Musk - prima che lo trovino, Musk, in una villa da trecento camere, per overdose. Gli italiani sono i più svelti. Fummo i maestri dell’arco di trionfo. Ci arrampichiamo in un angolo del carro del vincitore, se non altro per tirare una vecchia scarpa ai vinti. Almeno avessimo vinto un milione di quei dollari che ogni giorno Musk sorteggiava fra gli elettori: noi no, noi gratis! Spingiamo il nostro hegelismo fino al completamento: tutto ciò che è razionale, è reale. Non una, non uno, che si senta come bisogna sentirsi. Come una pornostar attempata che aveva affrontato tutti i processi, ed era arrivata a sentenza.

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