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In Ucraina, la vera vittoria di Putin sarebbe la divisione della società civile

Adriano Sofri

La coesione civile vacilla tra la pressione verso la mobilitazione a 18 anni e l'usura del conflitto. La frattura nella società ucraina che segnerebbe l'irreparabile trionfo di Mosca

Ho pensato mille volte, e scritto almeno cento, che una vera sconfitta dell’Ucraina non verrebbe dal fronte, ma da un crollo interno. Mi auguro che sul fronte non succeda, ma non ci sarebbe niente di disonorevole nel cedere a una forza maggiore, dopo aver dato una prova enorme di coraggio e di valore. La irreparabile vittoria di Putin starebbe nella divisione della società civile ucraina e dei suoi rappresentanti politici e militari. I giornali di ieri riferiscono un’intenzione espressa da portavoce della Casa Bianca, che chiede al governo ucraino di abbassare l’età della mobilitazione a 18 anni. Il presidente Zelens’kyj si è rassegnato solo nello scorso marzo a firmare la riduzione dell’età del reclutamento dai 27 ai 25 anni. L’età media dei combattenti ucraini è molto alta, e vi si aggiunge il logoramento di uomini che dopo quasi tre anni non hanno ricevuto un ricambio o una pausa sufficiente a riprendere respiro. E dopo quasi tre anni, l’esaurimento della spinta volontaria iniziale ha fatto della renitenza alla leva la principale contraddizione alla coesione civile. E’ vero che la più vasta mobilitazione generale era stata il proposito principale dell’allora comandante in capo Valerij Zalužnyj, il cui prestigio è rimasto intatto e anzi si è rafforzato dopo la sua rimozione e la destinazione all’ambasciata londinese. Ma sono in molti ad avvertire che se Zelens’kyj accettasse di negoziare una cessione di territori, firmerebbe con ciò stesso la propria estromissione dal potere. Gli succederebbe ancora prima se firmasse la mobilitazione a 18 anni.

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