piccola posta
Concita a teatro ne "L'origine del mondo" ha una parte tagliata addosso a lei
De Gregorio recita in una pièce famosa di Lucia Calamaro. Spettacolo drammatico, comico. Come la vita, verrebbe da dire, una vita di mezza strada, nutrita di citazioni
Concita De Gregorio credete di conoscerla. E’ un’attrice di teatro e una donna che non ha paura di niente: meglio che coraggiosa. L’ho vista domenica sera al glorioso Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio, diretto da Sandra Gesualdi. Concita recitava in una pièce famosa di Lucia Calamaro, “L’origine del mondo”, che esordì nel 2011 ed ebbe grandi riconoscimenti. Concita era alla sua prima prova di attrice – si era preparata tutta la vita – e all’ultima replica dello spettacolo, dunque emozionante quanto se non più della Prima. Ci sono andato con una curiosità da intenditore progressivo di Concita giornalista, scrittrice, conduttrice, direttrice di giornale a sue spese, svelta di penna e corta di capelli. E l’ho vista brava sul palcoscenico, in una parte che, come si dice, sembrava tagliata addosso a lei, e lei sulla parte. Di una donna di mezzo, fra Nonna e Figlia, di nome Concita, una che non esce più, che sta fra un fondo di depressione e la depressione - come un lutto permanente. Una che pensa, come un altro avrebbe freddo o caldo. Una che Figlia le chiede Che cos’è la cosa più brutta del mondo? - “Il mondo”. No, ma metti di essere viva, che stai bene, non sei poverissima? - “La solitudine”. (Tanti anni dopo, il testo si è arricchito del contesto, il mondo di ora). Una che Non mi ascolta nessuno. Che A me non mi dice niente nessuno. Una che ha capito che lei non fa per la natura delle cose, né la natura delle cose per lei, semplicemente ne prescinde. Una che nessuno cade in ginocchio come lei. Una che da piccola voleva avere un destino di eroe, una vita speciale, dunque ora passa le domeniche in pigiama. Una che non sa il perché della sua tristezza, come Antonio nel Mercante di Venezia. Concita, insomma. (Titolo di un suo pezzo recente: “Dovresti prendere le cose con più leggerezza”. “Davvero?”).
E Figlia e Nonna. Per un bel po’ erano state Alice Regini e Lucia Mascino, mi dispiace di non averle viste. Mi dispiacerebbe molto non aver visto Mariangeles Torres e Carolina Rosi. Figlia (che è anche improvvisa Analista e Narratrice) parrucca falsa e tatuaggio rimovibile, travolta e promettente. Irresistibili ginnastiche da analista, Nel dentro psichico ci somigliamo tutti, e conclusione: “Bene, abbiamo finito!” A marzo, quando cominciò, Concita scrisse: “Da quando sono in prova a teatro faccio sogni diversi. Ho di recente salvato una ragazza tatuata e infelice che si voleva buttare da un tetto durante una festa di paese”. Mariangeles, Figlia, è capace di salvare sua madre che non riesce ad aprire lo sportello della lavatrice ed è triste perché è morto Zanzotto, è morto da anni, del resto.
E Nonna, irruente come una ventata, sensata: “Nella vita normale uno dice una cosa sensata ogni quindici giorni”. “La bontà non è un mistero, è un lavoro”. Nonna, travolgente, Mi sento uno straccio, e improvvisa un elogio dello straccio. E pronuncia d’un fiato (ho temuto per lei come per un’acrobata sul filo) “paladino della degenerescenza costante ma segreta della nostra intimità corporea” (sullo strofinaccio umido). Con un accento napoletano, Carolina Rosi, cadenza di famiglia, e un po’ di altri grandi, Tina Pica, Carlo Cecchi. (Poi, a sipario calato, mi ha detto una frase in romano, e mi ha chiamato tesoro, come deve fare con tutti: non lo dimenticherò mai).
Spettacolo drammatico, comico. Come la vita, verrebbe da dire, una vita di mezza strada, nutrita di citazioni. Un testo che durava quattro ore all’origine, più o meno tre l’altroieri, e che potrebbe continuare per sempre, perché non abbiamo mai finito - se non sbaglio, l’autrice Calamaro ha scoperto qualcosa del genere, di sé e degli altri. Al ritorno volevo farmene un’idea più precisa, come succede, e ho letto il testo originario su Kindle, per 7 euro e qualcosa, compreso un altro, “La vita ferma”. Arranco al recupero di cose mancate. Nella prima rappresentazione, con l’autrice, recitavano Federica Santoro e Daria De Florian. Dev’essere stata magnifica anche quella.
A Campi, salvata dalle acque, teatro pieno, lunghi sentiti applausi.