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Piccola posta

Polifemo per Prometeo, un errore che può capitare

Adriano Sofri

A volte succede di confondersi e di scambiare il titano condannato all'eterno supplizio con il ciclope figlio di Poseidone ingannato da Odisseo. L'importante poi è saper chiedere scusa

Scrivo per fatto personale, personalissimo. Sono a Lugano, l’altro giorno, città del cuore, e le persone della radio tv ticinese mi ospitano per parlare del libro sulla guerra in Cecenia e delle guerre contemporanee. L’incontro, che si svolge al cospetto di un pubblico in studio e viene trasmesso in diretta streaming, durerà più di un’ora e mezza. Vicino al suo inizio, quando, dopo le introduzioni di Sandra Sain, Enrico Bianda e Lorenzo Erroi, prendo la parola, comincio dal fascino antico del Caucaso, della memoria del Vello d’Oro, delle Amazzoni, e di Polifemo incatenato alla roccia, con l’aquila che gli rode il fegato. I miei ospiti sono così gentili da non battere ciglio, e così fa il pubblico. Vado avanti imperterrito, e loro con me, finché la serata finisce, e così il viaggio luganese. Qualche sera dopo trovo in rete la registrazione e comincio a guardarla, per vedere l’effetto che fa. Arrivo al punto e non credo alle mie orecchie. Mi fermo, torno indietro, e riparto: è proprio così. Polifemo incatenato alla rupe, l’aquila del Caucaso che gli rode il fegato, e non lo dico una sola volta, ma più. Polifemo.

 

Ormai, a ogni sortita pubblica, che peraltro sono provvidenzialmente rare, avverto di essere diventato un po’ sordo e un po’ rimbambito, e trovo sempre qualcuno che la prende per una civetteria. Ma io stesso, che pure mi conosco, non avrei sospettato di essere rimbambito a questo punto. Al punto di sostituire a Prometeo, uno dei miei eroi più cari, uno di cui ho inseguito le peripezie da una montagna all’altra e da una lingua all’altra del Caucaso, la fine del mondo, l’inizio dell’Europa, il disgraziato Polifemo. Al quale peraltro sono affezionato, una volta che Odisseo è stato così arrogante e sventato da deriderlo dopo avergli piantato nell’occhio il bastone rovente. Ho ripensato con una mortificazione di scolaro ai cortesi interlocutori e ascoltatori che non mi hanno interrotto avvertendomi dello svarione, e con una mortificazione maggiore all’eventualità che a qualcuno di loro, non conoscendo la storia o avendola dimenticata, succedesse di raccontare che Polifemo aveva rubato il fuoco per darlo agli umani, e all’eventuale obiezione replicasse che gliel’avevo detto io. Non si può richiamare una voce sfuggita dal seno in diretta, ma valga almeno questa piccola posta a chiedere scusa, a Prometeo, a Polifemo e ai miei gentili ospiti. Mannaggia.

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