Ansa

Piccola posta

Il volo libero degli uccelli e il volo di guerra dei droni. La mia cartolina alla galera di Evin

Adriano Sofri

L'ultima posta dell'anno dedicata al desiderio di libertà per Cecilia Sala. Nei cieli ora le cose degli umani e le cose degli uccelli si stanno mescolando in uno scontro che va molto al di là dello “scontro di civiltà”

Vorrei dedicare questa, che è l’ultima posta dell’anno, al desiderio di libertà per Cecilia Sala. Per le stesse ragioni, rovesciate, per le quali è stata scelta da qualche autorità iraniana. Per rappresentare esemplarmente tre parole: Donna, Vita, Galera. Ieri ho visto un disegno, uno di tanti, dedicato a lei nella sua cella, accanto a una rondine dalle ali spiegate. Niente come un volo simboleggia la libertà, e la pace anche, una colomba bianca. Niente mostra la guerra come i cieli attraversati da un diluvio di aerei, droni, missili, razzi. Nei cieli ora le cose degli umani e le cose degli uccelli si stanno mescolando in uno scontro che va molto al di là dello “scontro di civiltà”. Un allievo di Giorgio Parisi starà studiando, invece che i ventagli degli stormi di storni, le regole di evoluzione degli stormi di droni “martiri” che l’Iran fornisce alla Russia perché ne oscuri il cielo d’Ucraina. Che Cecilia Sala raccontò così bene, e a Teheran, come per gioco, l’hanno arrestata alla vigilia del suo volo civile di ritorno. Ora si mercanteggia la sua restituzione contro la sorte di un ingegnere di quei droni in carcere a Milano. Che buffe le tragedie inscenate da uomini. Non so disegnare, ma vorrei spedire a Cecilia Sala una cartolina dall’asteroide B 612.

 

Tra i pochi ripari all’infelicità stanno le coincidenze. Avevo scritto, la scorsa piccola posta, su uccelli e disastri aerei, all’indomani dell’aereo civile azero mitragliato e disorientato dalla contraerea russa, che aveva imputato gli uccelli. Poi, davanti alle prove evidenti e alla insolita durezza del presidente azero Aliyev, che ormai conta più su Erdogan che sul Cremlino, Putin ha avanzato una mezza scusa: mezzo uomo e mezzo uccello. Passano due giorni e un altro aereo si schianta nella Corea del sud, e fa 179 morti, e due superstiti, chissà se fortunati o disgraziati. Di nuovo si addita il Bird-strike, lo scontro con gli uccelli, prima che ci si concentri sul carrello e il muro in fondo alla pista. Di nuovo si riesumano i dati sull’aeronautica umana e i voli degli uccelli: tra il 2001 e il 2007 i casi di Bird-strike (o di Wild-life strike, l’impatto più raro con altri animali) erano 42.500, tra il 2008 e il 2015 erano raddoppiati, a 98 mila, tra il 2026 e il 2021 saliti di quasi tre volte, a 273 mila. La conseguenza più immediata, per chi legge, è che gli uccelli si stanno moltiplicando a dismisura, e con loro la minaccia ai passeggeri e ai velivoli umani. Migratori come molti sono, e prototipi delle migrazioni di terra e d’acqua degli animali umani, manca poco che vengano tacciati di invasione, se non è già avvenuto. Il fatto è, ovviamente, che non sono gli uccelli a moltiplicarsi (tranne alcuni casi, come i ripudiati gabbiani) bensì gli aerei e il numero di voli. L’anno scorso, superata la pandemia, i voli civili in Italia sono stati 1.376.435. Il cielo si è così infittito che lo spazio agli uccelli non fa che ridursi, come un’ora d’aria. Nella graduatoria dei colpevoli vengono prima quelli “non identificati”, poi i gheppi, i gabbiani reali, le rondini e i rondoni…

 

Ieri il New Yorker Daily aveva un articolo di Matthew Hutson sulla “Memoria da elefante degli uccelli che immagazzinano il cibo nei nascondigli”. Con un inizio spiritoso: perché certi uccelli ricordano dove hanno seppellito centinaia di migliaia di semi, e io non riesco a ritrovare gli occhiali? Il saggio recensisce le ricerche sugli uccelli – stanziali, in questo caso – che occultano i bocconi riservati alla sopravvivenza invernale. Uno studio del 1951, per esempio, scoprì che ogni nucifraga (la nocciolaia, appena il doppio di un passerotto), si era procurata in autunno circa 8 mila nascondigli. D’inverno scavavano nella neve nel punto giusto. Più di recente, i ricercatori avevano seppellito del cibo a dieci centimetri dai nascondigli delle cincie bigie, le quali ritrovavano il proprio nascondiglio molto prima dell’altro. (Una cincia bigia nasconde mezzo milione di bocconcini in un anno). Ed altre simili mirabilia.

 

Le ricerche mirano al rapporto fra ereditarietà e apprendimento, documentano le modificazioni nell’ippocampo degli uccelli che nascondono il cibo, mettono a confronto la memoria spaziale degli uccelli e quella umana, e la funzione rispettiva dell’oblio. Non ricordarsi dove abbiamo messo il nostro rasoio non mette a repentaglio la nostra sopravvivenza. E dimenticare, com’è ormai luogo comune, è una condizione di favore per la propria reinvenzione, per lo sgombero mentale e il pensare in grande, per l’indulgenza, l’aggiornamento e l’attenuazione dei traumi. Si sostiene che dimenticare sia il normale funzionamento del cervello umano. Quanto alla memoria episodica – ricostruisco dov’ero l’ultima volta che ho visto il rasoio – alcuni ricercatori la registrano anche fra gli uccelli. Le ghiandaie, per esempio, che immagazzinano vermi e noccioline, ed entro cinque giorni, il tempo in cui i vermi marciscono, vengono a cibarsene, e solo dopo passano alle noccioline. Il passo successivo è se attribuire agli uccelli la coscienza. La nostra, cioè. Affare dei filosofi, dicono gli ornitologi. Matthew Hutson chiude il suo testo con una rivendicazione orgogliosa: “Una mente affilata ’come una trappola d’acciaio’, come quella della cincia, sarebbe una bella cosa – ma io ne preferisco una come un carrello della spesa”.

 

Già. E ricordarsi i siti in cui abbiamo seppellito i nostri ordigni nucleari, per non dire delle scorie eterne, e del numero di droni che affollano i nuovi cieli, senza registrazioni di impatti con i voli di uccelli, e di uccelli morti di crepacuore. L’Iran dei mullah e dei pasdaran ha una gran storia di velivoli, dall’operazione Desert One, 1980, in cui gli americani persero una flotta di elicotteri e un C130 e Khomeiny sentenziò che Allah era grande, all’elicottero in cui a maggio è morto il presidente Raisi e il suo contorno, per le avverse, avversissime, condizioni meteorologiche – e furono altri a ricordarsi di Allah.

 

Al mondo di oggi abitano persone che ebbero il tempo di diventare adulte prima che l’uomo, come si dice, mettesse piede sulla luna, e sono ancora qui per vedere i cieli della terra e di altri pianeti trattati come una proprietà personale e disponibile dal fenomeno Elon Musk. C’è modo e modo di non diventare adulti. Come il famoso aviatore, Antoine de Saint-Exupéry, pilota postale e di guerra. I suoi libri,  Volo di notte, Terra degli uomini, Pilota di guerra “… sono pieni di immagini colte a volo d’uccello…”. Ebbe una panne nel deserto e incontrò il suo piccolo principe, venuto giù dall’asteroide B 612, da un pianeta all’altro. “Je crois qu’il profita, pour son évasion, d’une migration d’oiseaux sauvages”. Credo che approfittasse, per la sua evasione, di una migrazione di uccelli selvatici. Lo copio per la mia cartolina alla galera di Evin.

Di più su questi argomenti: