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Caro Sandro Parenzo, a volte basta solo il desiderio di un uomo buono

Adriano Sofri

Riconoscere e denunciare la responsabilità di Hamas o del jihad islamico esonera gli altri da una loro responsabilità, o addirittura da una compassione che cerchi di farsi attiva? Scaldini a Gaza, compassione e revanche. Risposta a una lettera

Caro direttore, col tuo permesso vorrei dire qualcosa a Sandro Parenzo, che ti ha scritto ieri a proposito del desiderio del suo amico Piercarlo di aiutare i piccoli che soffrono il freddo, e a volte ne muoiono, a Gaza. Caro Sandro Parenzo, che Hamas impieghi una mole enorme di finanziamenti di varia provenienza, dalla più losca alla più benintenzionata, per riscaldare i propri tunnel e moltiplicare la propria santabarbara a scapito del bene della gente di Gaza, è indubbio. Il tuo scrupoloso calcolo dei costi di razzi e missili di diverse gittate e dei miliardi di dollari del Qatar dai quali non risulta acquistato un solo scaldino De’ Longhi è amaramente sarcastico e persuasivo. Così l’avvertimento ripetuto dell’abuso cinico o fanatico – il sangue dei martiri è il seme del jihad – delle persone civili come scudi ai miliziani e alle loro munizioni, oltre che dei rapiti e usati come ostaggi.

“Abbiamo bisogno del sangue di donne, bambini e anziani palestinesi, per la nostra lotta”, disse dopo il 7 ottobre Haniyeh, che poi avrebbe, i suoi e lui, largamente contribuito.

Il problema però non si chiude, ma si apre qui. Riconoscere e denunciare la responsabilità di Hamas o del jihad islamico esonera gli altri da una loro responsabilità, o addirittura da una compassione che cerchi di farsi attiva? Il governo israeliano ha deciso di sì, e anche tu, per la infima parte che, come a ognuno, ti spetta. A me sembra una decisione che consegna praticamente e moralmente la gente di Gaza ai suoi padroni, al loro cinismo, malvagità, fanatismo. Che cosa sarebbe l’umanità se si accettasse senz’altro questo scioglimento? La legge condanna l’utilizzo degli scudi umani, ma basta questo a decidere, ogni volta che il problema si ponga, di procedere senza riserve? Al Teatro Dubrovka? Alla scuola di Beslan? (E in una cella del carcere di Evin?) Nel campo di Jabalya?

Questo giornale intitolò, già un anno e mezzo fa, ” “I civili di Gaza sono tutti sulla coscienza di Hamas”, e ha tenuto ferma questa dichiarazione. Obiettai che “Hamas non ce l’ha la coscienza, e se ce l’ha è diversissima dalla nostra”. E ricordai il dettato del diritto internazionale: “L’uso di scudi umani da parte di una delle parti in conflitto non libera l’altra dalle obbligazioni del diritto internazionale umanitario…”.

Di fatto, è molto difficile immaginare una efficace consegna di stufette De’ Longhi, e questo è un punto debole del proposito di Piercarlo. Ma che lui ci abbia pensato, lo abbia desiderato e te ne abbia fatto partecipe non mi sembra – scusa la mia invadenza – un cedimento alla “guerra mediatica degli assassini di Hamas”, né necessariamente alla voglia di figurare fra gli “ebrei buoni”. (Avrà saputo anche lui che l’unico ebreo buono è l’ebreo morto). Una bambina è morta di freddo a Natale ed è stata menzionata da un solenne presidente della Repubblica – come il neonato nella culla termica di una chiesa di Bari, che non funzionava. Si pensa: l’avrei potuta salvare. Ne potrei riscaldare una, qualcuna, delle prossime. Mi sembra che possa almeno trattarsi del desiderio di un uomo buono. Quello che a ognuno di noi piacerebbe essere, o fare come se lo si fosse, a costo di mettersi a vuotare il mare con un secchiello, senza perciò diventare un fesso, alla mercé della propaganda dei farabutti. Te lo invidio, il tuo eccellente amico Piercarlo, scusami ancora, e tanti auguri affettuosi a lui e a te.

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