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Piccola Posta

Il pane caldo e croccante del Padre nostro valdese. Un pensiero per Toscani

Adriano Sofri

Dal frammento dei Vangeli apocrifi alla liturgia valdese. Un passaggio quasi infantilmente scherzoso, che forse sarebbe piaciuto al grande fotografo

Mi è tornata in mano l’edizione sgualcita dei “Detti extracanonici di Gesù” curata da Ernesto Buonaiuti, quella del 1925 per la collana di Scrittori cristiani antichi della Libreria di cultura. Il quinto dei frammenti di Vangeli apocrifi della prima parte recita così, nella versione di Girolamo: “(Mt.VI,11). Nel Vangelo detto secondo gli ebrei, al posto del supersostanziale / l’aggettivo della Vulgata che nella liturgia cattolica è diventato cotidianum, quotidiano /, ho trovato mahar, vale a dire di domani, sì che il senso debba essere: dacci oggi il pane nostro di domani, il pane cioè futuro”.

Mi piace. Questo aggettivo del Padre nostro varia. Nella liturgia valdese è: Dacci oggi il nostro pane necessario. La versione citata da Girolamo (“panem nostrum crastinum, id est futurum, da nobis hodie”), oltre a procrastinare per volersi meglio assicurare sul futuro, suona quasi infantilmente scherzosa: quale pane è più caldo e croccante di quello sfornato domani? Dedico questo pensiero a Oliviero Toscani, che è stato bravo quando era forte e anche quando non lo era più. Penso che forse gli sarebbe piaciuto.