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Raccomandazione universale alla modestia dopo lo svarione di Galli Della Loggia
Dal dibattito con Formigli e Montanari su La7. Il Corano non è stato scritto nel 500, ma a partire dal 609. Niente di grave, ma occhio a discutere ennesimamente di scuola nozionista o scuola che insegni a pensare
Vediamo di non maramaldeggiare: al contrario. Allora, in una discussione sulla scuola e la pedagogia occidentalista di Valditara, sulla 7, a Piazza pulita, Tomaso Montanari obietta alla raccomandazione – o alla prescrizione, non so – della conoscenza della Bibbia: perché non il Corano? Mah, perché non tutt’e due. La Bibbia occupa certo un posto più ingente nel nostro retroterra, e anche in quello dell’islam. Bisognerà guardarsi dalle esclusioni, no? Come che sia, Galli della Loggia replica invocando l’antichità: il Corano è stato scritto nel 500. Uno strafalcione. Il Corano sarebbe stato rivelato da Allah, tramite l’arcangelo Jibrīl, Gabriele, a Maometto, a cominciare dalla fine del 609 dopo Cristo. Né Montanari né Formigli fanno una piega. (Ho dubitato del mio udito, e riascoltato). Ora, penso sinceramente che uno svarione, anche così vistoso, possa capitare, e senz’altro potrebbe capitare a me, che sono vecchio esattamente come Galli della Loggia, e spesso smemorato e confuso. Poco fa ho chiamato Prometeo Polifemo, in pubblico. E andrei a controllare su Wikipedia perfino il mio anno di nascita. Gli altri due, Formigli e Montanari, non si sono ancora guadagnati la vecchiaia, ma è comprensibile che fossero presi dalla polemica e distratti. Niente di grave, dunque. Però ne viene una raccomandazione universale alla modestia, chiamiamola così. Tanto più quando si sta ennesimamente discutendo di scuola nozionista o scuola che insegni a pensare eccetera. Di lì a poco, Galli della Loggia rinfaccia a Montanari di aver raccontato la storia dell’arte ignorando o quasi l’arte non occidentale, compresa quella islamica. L’ex ministro Sangiuliano dev’essersela vista bella, giovedì sera.
Nella stessa sera, vedo qua e là la fotografia della facciata della gigafactory (la chiamano così) berlinese della Tesla, sulla quale, accanto all’insegna, due associazioni di militanti antifascisti hanno proiettato Elon Musk col braccio levato e la scritta Heil, nei caratteri stilizzati del marchio, cosicché ne viene HEIL TESLA.
Un certo numero di pagine di Facebook di quelle, non molte, che mi compaiono, mostra di credere che sia stato Musk a inalberare il proprio ritratto col saluto romano e lo HEIL. E si conferma nel proclamato nazismo di Musk. Il caso è interessante, perché non c’è nessuna fake news, nessuna manipolazione del web profondo o dell’intelligenza artificiale. Semplicemente, il groviglio inestricabile fra credulità e incredulità che segna l’intelletto contemporaneo. Si va a letto convinti che il Corano risalga al 500, e che Musk collochi la propria effigie a braccio levato accanto al brand HEIL TESLA. E che Almasri sia stato scarcerato e accompagnato in Libia da un Falcon della Presidenza del Consiglio perché è pericoloso.