Il card. Angelo Bagnasco (foto LaPresse)

Centro spirituale

Maurizio Crippa
“Lo spettacolo è deprimente”. Ma “il popolo degli onesti deve assolutamente reagire senza deprimersi”. Tutto si può dire del presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, tranne che sia un politico di visioni strategiche.

Milano. “Lo spettacolo è deprimente”. Ma “il popolo degli onesti deve assolutamente reagire senza deprimersi”. Tutto si può dire del presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, tranne che sia un politico di visioni strategiche. Ma il suo commento, segnalato ieri con evidenza sulla prima di Avvenire, a proposito dell’inchiesta fiorentina che, se non travolgerà, di certo ha già ammaccato l’immagine di Maurizio Lupi, uno degli ultimi politici al cui nome possa essere associata anche un’identità religiosa, dice alcune cose. Dice il disamore della chiesa italiana per la politica e soprattutto per quei tentativi di mantenere aperti – lontani dai grandi partiti culturalmente omnibus, o magari anche nullibus – spiragli di una visione politica e culturale autonoma, ispirata ai valori eterni di quel centrismo moderato che per comodità, o per pochezza nazionale, oggi si indicano come “del Ppe”: dignità della persona, solidarietà, sussidiarietà, famiglia.

 

E’ facile, anche corretto, dire che il Nuovo centrodestra sia il risultato di valori ministeriabili, più che non negoziabili. Ma non andrebbe dimenticato che i primi strappi dal Pdl avvennero nella bufera delle battaglie moraliste sul Cav. E che tra i leader, oltre all’ex giovane dc Angelino Alfano, ci sono alcuni dei pochi cattolici identitari, pur diversi, della politica italiana. Oltre a Lupi, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi, per dire. Che non hanno mai nascosto, fin dalla nascita di Ncd, l’ambizione di traghettare quel tipo di componente politica verso future aggregazioni migliori. Ora si registra una distanza di anni luce dalla fase in cui la Cei cullava i tentativi neocentristi di Todi. E non è sfuggito che il più cattolico del governo, Graziano Delrio, sia stato il più lesto a dire che Lupi stava “valutando” le dimissioni. Né sfugge la freddezza di quello strano cattolico politico che è Renzi. Ieri in Senato il voto dei cattolici centristi ha “evitato il divorzio breve stile Las Vegas” (Renato Schifani). Chissà se Bagnasco se n’è accorto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"