Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Quel filo sottile tra Partito della Nazione e Movimento 5 Renzi

Claudio Cerasa
La conquista di un ministero, l’annessione di Ncd al Pd, il rischio giacobinismo generato della fine del Nazareno - di Claudio Cerasa

E ora che succede? Renzi ha consegnato il governo ai magistrati, sì, ha creato i presupposti perché al prossimo giro una qualunque intercettazione indirizzata a un qualunque collaboratore di Palazzo Chigi possa trasformarsi in un terremoto politico, ha infilato nelle vene della rottamazione una dose forse letale di (in)cultura giustizialista, ma dal punto di vista dell’equilibrio parlamentare il pasticcio sul caso Lupi ci consegna una verità doppia. Una verità con cui tutte le forze presenti in Parlamento dovranno fare i conti. La prima verità è che, a fronte di uno schiaffo sonoro come quello che Renzi ha rifilato ad Angelino Alfano, un partito che si autodefinisce di “centrodestra”, e che dunque dovrebbe avere a cuore il tema dell’equilibrio dei poteri tra politica e magistratura, sarebbe destinato ad allontanarsi dal giustiziere di Firenze e ad avvicinarsi ai vecchi amici di Forza Italia.

 

Sarebbe naturale ma non succederà, perché il mini Vaffa Day messo in scena da Renzi nei confronti del suo ex ministro non solo permetterà, vedremo in quale forme, di avvicinare a Palazzo Chigi anche il ministero delle Infrastrutture ma certificherà una dinamica ormai evidente del governo Leopolda: la trasformazione di Ncd in NcdP, dove NcdP sta non per Nuovo centrodestra ma per Nuova corrente del Pd. Facendo dimettere Lupi, e costringendo l’ex ministro a umiliare se stesso e il suo partito ammettendo che le dimissioni sono state spontanee (gli asini volano, vero Angelino?), Renzi, in sostanza, annette a sé non solo un ministero ma anche un partito, e la prova di forza del presidente del Consiglio, paradossalmente, avrà l’effetto di far avvicinare ancor di più al Pd, tu chiamalo se vuoi masochismo politico, un partito brutalizzato come Ncd (che per la seconda volta in due mesi promette solennemente di non fare una cosa, per poi farla poche ore dopo: ricordate Mattarella?).

 

[**Video_box_2**]Piccole sfumature, piccoli punti di forza che non metteranno al riparo il governo fino a che Renzi non deciderà di partorire una legge sulle intercettazioni. Piccoli dettagli, che non si possono tenere insieme senza capire prima un punto centrale di questa fase del renzismo. E qui interessano poco i numeri alla Camera e al Senato, ci interessa di più un ragionamento elementare. Renzi, ecco il punto, non ha una maggioranza tale da poter difendere in modo autonomo il suo governo, e l’allontanamento dal patto del Nazareno lo rende sempre più ostaggio di guardoni, manettari e giustizialisti. Il rischio c’è, Renzi lo sottovaluta, ma gli elettori lo capiscono, sanno fare due più due, sanno riconoscere quando un politico decide di regalare un governo ai magistrati (Cantone, Gratteri, santo cielo). E sarebbe davvero un peccato, lo diciamo con un sorriso, se il Partito della Nazione dovesse improvvisamente trasformarsi in un Movimento 5 Renzi.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.