Non arrendersi al tripartitismo
La sessione elettorale francese – con l’Ump di Nicolas Sarkozy che ha asfaltato il Front national di Marine Le Pen conquistando 70 dipartimenti su 101 e strappandone 28 alla sinistra – ci offre un elemento di riflessione importante, che va al di là della rimonta del centrodestra francese e al di là del flop della sinistra hollandiana, e che riguarda un meccanismo del sistema elettorale che ha permesso al partito dell’ex presidente francese di affermarsi contro quella che doveva essere la grande e travolgente e irrefrenabile spinta propulsiva della signora Zeru Tituli Le Pen. Il ragionamento ci sembra lineare e, volendo, ha un riflesso nel contesto politico italiano. Mettiamola così: una legge elettorale deve essere la fotografia del presente e deve avere il compito di rimettere in ordine un sistema che si considera mal funzionante? A voler stare alla prima definizione, bisognerebbe prendere atto, in Italia, in Francia, persino in Inghilterra, per non parlare della Spagna, che il bipolarismo non esiste più, e che a seconda dei casi è stato sostituito a volte da un tripolarismo e altre volte persino da un quadripolarismo. E’ così in Francia, dove il paese è diviso tra Ump, Fn e Ps, ed è così anche in Italia, dove il paese è diviso tra Pd, M5s, FI e Lega.
Di fronte a questa fotografia, il legislatore ha due possibilità. La prima: riconoscere che le cose stanno così e che bisogna prendere atto che il mondo è cambiato. La seconda: riconoscere, sì, che il mondo è cambiato ma che il mondo forse è cambiato male, che in qualche modo va raddrizzato, e che bisogna impegnarsi a riportare i paesi verso la normalità dell’alternanza tra blocchi. In Francia tutti sanno – attraverso un sistema elettorale che prevede grazie al cielo il ballottaggio, sia nelle elezioni dei dipartimenti sia in quelle nazionali – che per quanto Le Pen potrà crescere nei sondaggi, e avere presa su un pezzo importante del paese, fino a che ci sarà un sistema elettorale che favorisce la divisione in due del mondo a vincere le elezioni sarà sempre una forza di governo e non una forza antagonista e sostanzialmente d’opposizione a oltranza.
[**Video_box_2**]Lo stesso principio, per tornare all’Italia, ci sembra che sia contenuto all’interno dell’Italicum. Ieri Renzi ha battagliato e bisticciato con la sua minoranza sui tempi e le tecnicità della legge ma a parte i dettagli sulle soglie di sbarramento e le preferenze, l’Italia ci sembra che abbia un’urgenza matta di combattere il tripartitismo, imporre il bipolarismo e permettere a chi vince le elezioni di governare non condizionato dai populismi. L’Italicum, direbbe il saggio, è la peggior forma di legge elettorale eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino a ora, e bene ha fatto Renzi a forzare e a portare a casa una legge importante che premierà solo i partiti a vocazione maggioritaria e a vocazione di governo.