Giornalisti e intercettazioni, meglio de 'nu babà.
Al direttore - In effetti non è nemmeno colpa dei politici, che però finora sono stati al gioco. E’ la magistratura che, quando si tratta di personaggi vicini, che so, a Formigoni, riempiono le redazioni di notizie e altri elementi in quantità tali da consentire una clamorosa apertura ai Tg di Mentana e Berlinguer, di offrire spunti per le scene di Crozza, di confezionare titoloni per il Fatto e Repubblica. Quando invece un personaggio è vicino a un’altra area, in particolare di sinistra – nel caso si tratta del capo di gabinetto del presidente della regione Lazio, il Pd Zingaretti – allora scatta la cautela, direi la protezione degli inquirenti, la discrezione citata dall’inquisito. Se questa è giustizia!!! Ma attenti, perché il vento non spira sempre nella stessa direzione e le forze in campo sono molteplici, variegate e intrecciate in modi imprevedibili per cui tutto veramente può succedere se non si fa giustizia vera, ma, troppo spesso strumentale, smaccatamente strumentale. Dopo i governi di Craxi, Berlusconi 1994, Prodi/Mastella e, ancora, Berlusconi 2011, ce ne sarà qualcun altro colpito dai pm? Certo, se non si pone seriamente mano a una rigorosa e incisiva riforma della giustizia che stabilisca i poteri e i limiti delle procure, senza timore di ricatti che portano sempre a soluzioni al ribasso e del tutto inutili.
Enrico Venturoli
A proposito di Mastella, davvero notevole il racconto fatto mercoledì sera a “Porta a Porta” da Marcello Sorgi, editorialista della Stampa. Sorgi ha raccontato che nel 2008, da inviato della Stampa a Napoli per seguire proprio la Mastelleide, si ritrovò al Caffè Gambrinus con quattro colleghi giornalisti. Dopo una telefonata arrivata a uno dei colleghi, si presentò al tavolo un funzionario della prefettura, racconta Sorgi, che gli consegnò una chiavetta contenente “in anteprima” i file di tutte le intercettazioni che riguardavano la famiglia Mastella. In quei file c’erano anche intercettazioni non utilizzabili ai fini processuali (Mastella all’epoca era ministro). Praticamente, meglio de ’nu babà.