I due veri partiti che si contendono l'Italia
Arriva la Pasqua, non ci sono grandi notizie, gli spunti più eccitanti riguardano gli accordi tra Berlusconi e Salvini (wow), i giornali si perdono via a parlare di scissioni che forse ci saranno o forse no (yawn), le tv si accodano alle chiacchiere di ribelli che promettono di ribellarsi ma alla fine non si ribelleranno mai (doppio yawn), i ministri parlano di riforme che se si faranno chissà quando si faranno (giustizia, intercettazioni, taglio alla spesa pubblica, abbattimento delle tasse), e a volerci fermare un po’ e mettere a fuoco quello che sta succedendo in questo momento in Italia si potrebbe dire, per semplificarci la vita, che tutto ma proprio tutto si può dividere tracciando sul terreno una linea di demarcazione tra due mondi che in questo momento si affrontano: il partito dell’Italicum e il partito del Consultellum.
Niente paura: non vi faremo passare la Pasqua sbadigliando e parlando di soglie e premi di maggioranza. Il discorso qui, volendo, è più profondo e più articolato. La potremmo mettere così: in questo momento, al di là delle casacche di partito e delle proprie convinzioni ideologiche, ci sono due macro partiti che si stanno confrontando su un’infinità di dossier. Dalla riforma elettorale passando per la riforma del lavoro e arrivando fino alla spending review e ovviamente alla riforma costituzionale. Da una parte c’è un partito che coincide con il modello dell’Italicum che non è necessariamente identificabile con il partito di Renzi (anche se Renzi al momento è il politico che incarna meglio questo flusso di idee) che chiede di prendere a spallate l’Italia della burocrazia, dei veti, delle corporazioni che bloccano l’Italia e che è disposto a farlo anche con mezzi non convenzionali: dando più potere possibile a chi comanda anche a costo di dare a chi comanda un potere che in Italia non si vede dalla notte dei tempi. Il secondo partito, che si riflette bene nel mondo del Consultellum – ovvero nel contesto di una legge elettorale (proporzionale pura) che premia i piccoli e non i grandi e che si preoccupa più di dare a tutti una degna rappresentanza che di dare a chi dovrebbe rappresentare il paese la capacità di decidere – è un mondo che vive nella difesa delle proprie rendite di posizione e che si preoccupa non tanto di difendere le minoranze quanto di dare alle minoranze la capacità di esercitare in ogni contesto il proprio potere di veto e impedire ai più forti di poter esercitare in ogni contesto la propria forza derivata dall’investitura popolare.
[**Video_box_2**]Sono due modi di intendere l’Italia opposti e speculari e sono due modelli che si possono adattare a qualsiasi dibattito parlamentare. E’ qualcosa in più della sindrome del tiranno vs la volontà di sbullonare il paese. E’ qualcosa che va al di là del contesto di governo. E’ un tratto del carattere politico che accomuna, se vogliamo, Renzi e Berlusconi in modo naturale e che prescinde dall’attività dell’esecutivo. La sfida oggi è questa. Ci sono alcune riforme immaginate dal governo (alcune, non tutte, mai troppe) che vanno in questa direzione. E allora la domanda ci sembra evidente: vale la pena per Forza Italia regalare, come ha fatto per molto tempo la sinistra con la destra, la battaglia per la modernizzazione del paese al monello di Firenze? Pensarci. Intanto, buona Pasqua a tutti.