Matteo Salvini (foto LaPresse)

Salvini e le uova strapazzate

Alessandro Giuli
Non sono loro a essere razzisti e violenti con Salvini, è Salvini che è brutto sporco e fascista. E’ una tesi miserevole ma funziona, forse, nell’immaginario del pensiero a una dimensione, epperò fino a un certo punto.

Non sono loro a essere razzisti e violenti con Salvini, è Salvini che è brutto sporco e fascista. E’ una tesi miserevole ma funziona, forse, nell’immaginario del pensiero a una dimensione, epperò fino a un certo punto. Il capo della Lega delle destre sta collezionando in giro per l’Italia una turba di contestazioni belluine e truculente. Fra lanci di ortaggi, fischi e cordoni umani non proprio pacifisti, Salvini prosegue la sua campagna elettorale in scioltezza, consapevole di accendere così altri focolai mediatici e ingrassare via via il serbatoio dei consensi. Non sarà un uovo di gallina a strapazzare la bronzea cavalcata – ancorché infeconda – di uno che va cercando rogne per la gloria e si ritrova circondato da centri sociali, immigrati semi regolari e profughi latranti della sinistra piddina uniti in coro contro il nuovo nero da capovolgere in una piccola piazzale Loreto quotidiana (a Torino gliel’hanno promessa con tanto di manichino appeso a testa in giù). “La madre di tutte le contestazioni, il big bang anti Salvini, resta quello di Bologna del novembre scorso: Salvini al campo rom e la sua auto assaltata da un gruppo di deficienti, ma democratici. La moda era lanciata”, scrive su Libero Filippo Facci, che ha fatto l’inventario completo della mostrificazione in corso. Sta bene, cioè fa schifo ma appunto funziona bene per tutti gli attori sulla scena.

 

Quel che rischia di sfuggire, però, nel rumore di fondo delle simmetriche paraculaggini esibite a favore di telecamera e col registratore di cassa elettorale sempre in funzione, è che non sembra lecito nemmeno immaginare che cosa si direbbe, che cosa succederebbe se le parti fossero invertite. Ovvero se un qualsiasi demagogo della così detta sinistra dei diritti purchessia e della lotta di genere venisse sottoposto a una robusta manovra d’interdizione da parte, chessò, di una manif pour tous rivestita d’insegne politiche e non soltanto para confessionali. E non stiamo parlando di fenomeni catacombali: pensiamo, diciamo così, a cittadini organizzati in associazioni sul tipo delle vecchie ronde bossiane. Ecco, in questo caso i giornali dell’indignazione democratica rigurgiterebbero di allarmi, appelli, presidi pensosi e lancinanti sull’improvviso attentato alla qualità democratica e alla libertà d’espressione. E insomma va bene che Salvini è brutto sporco e fascista (dicunt), ma le coscienze di chi tace sulle sue uova strapazzate non sono certo più linde.

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