Aggregarsi dopo le regionali
Sorpresa. Alfano studia un piano per uscire dal governo in autunno
Roma. “Matteo Salvini sta a Matteo Renzi come i nazisti dell’Illinois starebbero a Hillary Clinton. E’ l’avversario che sognano tutti, quello che ti fa vincere. Per questo, dopo le regionali, si dovrà costruire un’alternativa seria al Pd”. E sempre Andrea Augello, senatore del Nuovo centrodestra, tessitore di strategie nel partito di Angelino Alfano, si muove sul filo del paradosso, scoppietta di giochi di parole e battute di spirito, ma poi spalanca di colpo prospettive vertiginose quando gli si chiede come si fa un’alternativa a Renzi standoci al governo insieme: “La nostra permanenza al governo si avvia a conclusione”, dice. “La crisi si sta esaurendo e con lei si esauriscono anche le ragioni che ci avevano portato al governo a fianco di Enrico Letta”, e poi di Renzi. E davvero qualcosa può succedere, dopo le regionali, con il marasma di decomposizioni e ricomposizioni che tutti si attendono in Parlamento.
All’ombra del successo di Salvini, che raddoppia i voti in Trentino Alto Adige, supera Forza Italia e si gonfia nei sondaggi, tutt’intorno alle angustie di Arcore e alle baruffe tra i cortigiani del Castello berlusconiano, s’avverte un piccolo fermentare, un mormorare di voci ancora caute, un ribollire che attende di misurarsi alle elezioni del 31 maggio. “In Veneto e in Puglia si è composto l’embrione di un’alleanza politica nazionale”, dice Augello, che non si riferisce tanto ai nomi dei capi tribù della destra smarrita, ad Alfano e a Fitto, a Tosi e a Passera, che già compongono una sorta di federazione, ma si riferisce “a un luogo politico aperto e contendibile”, a un perimetro attorno a questi nomi, “in cui si raccolgano anche le tante liste civiche che sono emerse negli ultimi tempi, a cominciare da quella di Alfio Marchini a Roma”. Obiezione: Renzi si è già mangiato il campo della destra non urlatrice. “No, è la destra che si suicida. Nella società ci sono istanze, umori, sentimenti in attesa di rappresentanza. Bisogna dargliela, cominciando da uno spazio che abbia delle regole, che garantisca un ricambio generazionale, la possibilità di selezionare un leader e dunque le primarie”.
E se a maggio Tosi avrà un buon risultato in Veneto, se Fitto reggerà in Puglia, come Alfano in Campania, “allora significa che si può andare avanti. La nuova legge elettorale prevede una competizione tra liste che si contendono il premio di maggioranza, e Salvini non è alternativo a Renzi, ma funzionale a Renzi. La Lega è una forma d’ignoranza politica epidemica che si manifesta nell’organismo malato del centrodestra e che viene alimentata da Renzi, il quale si frega le mani alla sola idea di misurarsi alle elezioni con i nazisti dell’Illinois, quelli che poi finiscono nel burrone. Persino Alba dorata, in Grecia, si è ricreduta sull’uscita dall’euro. La Lega non è estremismo di destra, Almirante non volle mai allearsi con Le Pen, la Lega è un estremismo populista senza cultura politica. Salvini, non a caso, viene dal centrosociale Leoncavallo”.
E insomma, Salvini, secondo Augello, non è nemmeno folclore liberatorio contro l’imbonimento della politica e la sordità delle istituzioni: “Salvini semplicemente non è un’alternativa di governo, non può esserlo, e in realtà non vuole nemmeno esserlo”. E allora bisogna ripartire, con movimenti calcolati, metodici, con un piano eversivo per la politica, dice. E molto dipenderà anche dall’esito delle elezioni in Campania, in Veneto e in Puglia. “In Campania, dove Forza Italia è alleata con Ncd, si sperimenta la residua competitività di un centrodestra senza la Lega. In Veneto, dove Ncd è alleato di Tosi mentre Forza Italia corre con la Lega, si misurano gli spazi di un’appartenenza diversa dal centrodestra di Salvini. In Puglia, infine, dove i candidati moderati sono due, cioè Schittulli (per Fitto, Ncd, FdI) e Poli Bortone (per Berlusconi), si fronteggiano il vecchio centrodestra e una nuova prospettiva”. Ma il consenso potrebbe anche non arrivare. “Nonostante le oscure profezie dei sondaggi, Ncd è entrato nel Parlamento europeo alle ultime elezioni, mentre altri partiti usciti dal cosmo berlusconiano, penso a Fratelli d’Italia, sono rimasti fuori. In Calabria, da soli, abbiamo preso il 9 per cento. Ci andrei cauto con le previsioni infauste, queste elezioni sono un test e un punto di partenza. Nelle regioni, non ci siamo alleati da nessuna parte con la sinistra. E non è un caso”.
Berlusconi però sta con Salvini. “Berlusconi è un uomo pragmatico”, dice Augello, “se la cosa funziona viene con noi. Ma se Forza Italia viene con noi è per rimettere in gioco tutto, in campo aperto, con delle regole chiare. Non si tratta di aggregare del ceto politico, ma di collegare un fermento diffuso nella società italiana, a cui però vanno garantite delle regole di contendibilità”. E Berlusconi accetterebbe la logica delle primarie? Improbabile. “E perché no? Il dato statistico, e ricorrente, ci dice che Berlusconi è incapace di vedere altro da sé, ma lui è pure uno che sa fare i suoi calcoli, e se gli conviene accetta anche ciò che non gli piace”. E insomma, dice Augello, pur ingoiando a fatica le anomalie dei tempi e le imposizioni della politica, il Cavaliere sa però accettarle, magari con fatica o simulando, con spirito ribaldo, “lui aderisce alla regola di Von Clausewitz: con tutto ciò che non può distruggere, Berlusconi ci si allea. E poi c’è una considerazione di pura fisica politica: se non costruisci una destra ‘normale’, se nel vuoto lasci campo libero a Salvini, Salvini poi si mangia tutto, nel senso che ti annichilisce. Dunque Forza Italia, vedrete, sarà interessata a una federazione”.
[**Video_box_2**]Ncd per la verità, per ora, si è alleata con Renzi. Ci governa insieme, ha due ministri e otto sottosegretari e viceministri. Ed è un po’ uno strano ossimoro quello di una destra che vuole ricostruire la destra mentre intanto governa con la sinistra. “E’ un’alleanza pro tempore. Il problema del rapporto con Renzi si supera”, dice Augello. “Il momento eccezionale che aveva reso necessaria la grande coalizione si avvia a conclusione, in tutta evidenza. Lo spread è basso, la recessione sembra finita”. Eppure si fatica a immaginare Alfano, e non soltanto lui, che rinuncia alla sua pieghevole carriera tra i gorghi del Viminale e di Palazzo Chigi, tra alleati e fazioni. Ci vuole coraggio. “E’ necessario. In estate, dopo le regionali, si deve costruire lo spazio politico per rilanciare il centrodestra. E in autunno si potrà ridiscutere la nostra permanenza al governo. Altrimenti restano solo i nazisti dell’Illinois, e quelli sì che sono i veri alleati di Renzi”.