Il Nazareno ricominci dalla scuola
Al direttore - Con il dibattito sulla “Buona scuola”, il sistema di istruzione è tornato finalmente al centro del confronto politico. Provengo dal mondo della scuola, avendo insegnato latino e greco per molti anni, e so bene quanto l'istruzione possa essere la chiave per lo sviluppo del paese e per quel cambiamento culturale che permetterebbe all'Italia di vincere le sfide poste dalle storture della nostra società: la corruzione, la malapolitica e le diseguaglianze. La nostra scuola ha bisogno di cambiare nel profondo e può farlo solo se pone davvero al centro dei propri obiettivi la crescita delle studentesse e degli studenti italiani e per fare questo dobbiamo avere il coraggio di scegliere una strada diversa da quella percorsa fino a oggi. Le famiglie sanno bene quanto è importante una buona scuola e quanto fondamentale sia, per un figlio, incontrare un buon insegnante nel percorso di vita e gli insegnanti bravi vorrebbero veder riconosciuto il loro valore e il loro merito. Per questo è necessario un serio sistema di valutazione degli insegnanti e delle scuole, e le sperimentazioni VSQ, Vales, Valorizza possono fornire modelli di cui far tesoro.
Nel disegno di legge sulla scuola è stato inserito un comitato di valutazione dei docenti, che però individua solo i criteri in base ai quali il dirigente valuterà gli insegnanti e non prevede la presenza di componenti esterni. Ci sarebbe bisogno di una valutazione terza, fatta da ispettori o da altri dirigenti: un sistema che preveda valutazione interna, valutazione esterna e lettura dei dati Invalsi. Il corpo ispettivo conta su cifre irrisorie: una cinquantina di ispettori a cui se ne aggiungeranno un’altra settantina. Ben poca cosa. Sarebbe stato meglio un investimento più consistente per creare un vero corpo ispettivo, come in Inghilterra, per valutare docenti, dirigenti, personale scolastico e i risultati delle nostre scuole, a cui far seguire una carriera e una retribuzione differenziata tra insegnanti, cosa a cui il governo ha rinunciato. Sul fatto che venga modificato il sistema di reclutamento non posso che essere d’accordo e lo considero la chiave di volta. Ma vanno chiuse definitivamente le graduatorie, tutte, quelle a esaurimento e quelle del concorso 2012 e si deve procedere, per il reclutamento, solo con concorsi regolari. Forza Italia ha sempre sostenuto il reclutamento per concorso: un conto è l’abilitazione all’insegnamento, un conto è la fase selettiva. E questi due momenti non vanno confusi come la politica ha fatto finora.
Il nuovo sistema di reclutamento prevede che l’organico dell’autonomia sia individuato in base ai bisogni della scuola. I docenti che entreranno in ruolo il prossimo anno saranno tutti assunti a tempo indeterminato e inseriti in ambiti provinciali, che dovrebbero coincidere con i distretti o con le reti di scuole per rendere la scelta dei docenti più semplice e più vicina anche alle esigenze familiari: la loro età media supera i 42 anni. E’ evidente che ci sia una disparità di trattamento tra insegnanti entrati in ruolo lo scorso anno e quelli che entreranno in ruolo il 1° settembre 2015, richiederebbe un piano di mobilità straordinario da subito. Più grave il fatto che nell’individuazione degli incarichi non si faccia cenno alle norme non discriminatorie sul lavoro o alla tutela della disabilità e della famiglia, per cui io mi sono battuta e mi batterò in prima persona in Aula.
L’autonomia scolastica, che sta tanto a cuore agli insegnanti, non si realizza se non c’è una guida responsabile come quella del preside, il cui compito è quello di dare le linee di indirizzo, gestire e valorizzare le risorse umane e finanziarie della scuola. E poi non dimentichiamoci che il preside è sempre un insegnante: sa che da solo non è possibile gestire e far crescere la comunità scolastica. Questa, i neo-presidi la conoscono bene, si chiama leadership diffusa: il buon preside coinvolge e collabora con i docenti, dà loro responsabilità e insieme a loro costruisce la scuola. Per questo siamo favorevoli al rafforzamento del ruolo del preside, affiancato dallo staff e dal Consiglio d’istituto. Oggi il preside ha molte responsabilità e pochi strumenti in base ai quali realizzare l’offerta formativa. Questo non toglie che i docenti devono continuare ad avere un ruolo importante per le loro competenze pedagogiche e didattiche nell’elaborazione del progetto educativo.
[**Video_box_2**]Da ultimo mi permetto di fare una semplice riflessione, che forse ad alcuni potrà non piacere: in un paese in cui sei italiani su dieci hanno paura di perdere il lavoro assistiamo a migliaia di professori assunti o che saranno assunti a tempo indeterminato che scioperano e minacciano il blocco degli scrutini perché il ddl scuola toglierà loro la possibilità di scegliere la scuola in cui insegnare o perché il preside, finalmente, potrà guidare la propria scuola al meglio. La minaccia del blocco degli scrutini è un fatto gravissimo. A leggere bene le proteste di questi giorni mi sembra di vedere un mondo fermo agli anni 70, dove non si valorizzano gli insegnanti bravi e più capaci (sono tanti). Un sindacato che pensa alla scuola solo in termini di stabilizzazione di un precariato, che, dobbiamo dirlo con onestà, è stato l’obiettivo fin qui inseguito da una parte della politica e dai sindacati. Quanto tutto questo incida sulla formazione o sulla spesa pubblica nessuno lo considera. Nella scuola si deve investire, ma va fatto riqualificando la spesa pubblica, valutandone l’efficienza, rendicontando il raggiungimento di obiettivi. Su questo si costruisce la vera autonomia. Sul piano di assunzioni, salutiamo con favore il sì a una nostra battaglia: l’inclusione di coloro che hanno superato il concorso del 2012. Ma ricordiamo all’esecutivo che la scuola è fatta per gli studenti: in classe deve entrare solo chi sa davvero insegnare.
Quella di Renzi è una riforma liberale che si rifà a molti dei nostri interventi sulla scuola: dalle materie opzionali, a scelta dello studente, della Moratti all’alternanza scuola lavoro, al potenziamento dell’inglese e delle competenze digitali dei governi Berlusconi. Per questo sono favorevole a questo provvedimento, che Forza Italia si è impegnata a migliorare attraverso un impegno emendativo in Commissione e in Aula. Credo nella qualità, nel merito e nella valutazione, ma credo ancor di più nella nostra scuola, statale e paritaria, come motore di quel cambiamento che l’Italia non può più rimandare. E la scuola può essere il terreno su cui riprendere un dialogo tra forze di maggioranza e un’opposizione responsabile per il bene dell’Italia.
Elena Centemero è responsabile nazionale scuola e università di Forza Italia