Pippo Civati (foto LaPresse)

Pippo il corsaro

Marianna Rizzini
C’è il fantasma della Liguria che si affaccia dai sondaggi pre-elezioni regionali del 31 maggio: Liguria dove il centrosinistra ha un candidato renziano (Raffaella Paita) e un candidato civatiano (Luca Pastorino), Liguria dove i giochi non sono fatti, Liguria dove c’è chi spera in un testa a testa destra-sinistra, complici le divisioni della sinistra.

Roma. C’è il fantasma della Liguria che si affaccia dai sondaggi pre-elezioni regionali del 31 maggio: Liguria dove il centrosinistra ha un candidato renziano (Raffaella Paita) e un candidato civatiano (Luca Pastorino), Liguria dove i giochi non sono fatti, Liguria dove c’è chi spera in un testa a testa destra-sinistra, complici le divisioni della sinistra. Intanto Pippo Civati, deputato ex pd, dopo il tormento di un’uscita dal partito a lungo ponderata e rimandata, sta scoprendo, se non l’estasi, l’euforia del preludio di quella che chiama la sua “estate scoppiettante” da “promotore” di una “Cosa” di sinistra diversa, dice, dalle precedenti (e fallimentari) “Cose” di sinistra. Molto piace, al deputato ex pd, la definizione di “corsari” coniata (ma in senso critico) da Debora Serracchiani per lui e per Pastorino. “Essendo sceso dalla nave maestra”, dice Civati, da “corsaro andrò a volantinare in Liguria”: per il suo candidato e non per il suo ex partito, e “per una proposta di sinistra di governo regionale che non si riduca al campo tradizionale”. Che è poi, in piccolo, la proposta che ha in mente su scala nazionale. Il lancio è previsto il 2 giugno, con lettera aperta. E se in Liguria, ora, il deputato ex pd vede “un testa-a testa-a testa-a testa” tra i quattro candidati, nel “messaggio nella bottiglia” del 2 giugno partirà da una domanda alla Stefano Bartezzaghi: “Che cosa manca? Manca un’idea moderna di sinistra che non sia una sommatoria, un Frankenstein”. Civati non teme la nuova legge elettorale: “Anzi, io ero per il Mattarellum. Ho fatto una scelta: se non funziona, se non interessa, se non troviamo il modo di costruire una diversa sinistra di governo, allora posso anche cambiare mestiere”.

 

Civati non mira a “un partito del lavoro filosindacale” (tipo quello cui paiono guardare oggi Susanna Camusso, leader Cgil, e Stefano Fassina, deputato dissidente del Pd). Da dove si comincia, il 2 giugno? “Vorrei mettere in una teca immaginaria”, dice il “promotore” Civati, “una fogliolina dell’Ulivo del ’95, il che non vuole dire assolutamente rifare l’Ulivo: è come una piccola operazione archeologica da inserire in una formula innovativa, fatta non di iscrizioni burocratiche, ma di ‘tessere partecipative’, secondo il modello spagnolo, e strumenti di aggregazione alla Syriza: un network che possa mettere in comunicazione realtà che prima non si conoscevano”. Civati si è dato un orizzonte temporale: “L’estate permetterà di capire se la cosa è fattibile, di vedere chi ci segue e se è possibile procedere per campagne, come per il referendum sull’Italicum: presto ci sarà il lancio di un’iniziativa sulla 194, poi sui diritti. Creare uno spazio per chi non si sente rappresentato, è l’obiettivo, e fare azioni costruttive, volte a cambiare l’indirizzo politico del governo, senza retorica, senza dogmi. Dobbiamo sfatare il mito che possa vincere soltanto una sinistra alla Tony Blair, e il suo neoliberismo gentile. Ci sono altri modelli di sinistra. Io, per esempio, sul lavoro tengo ai diritti, ma anche alla concorrenza”.

 

[**Video_box_2**]La domanda da rivolgere ai possibili compagni di viaggio, dice Civati, è: “Vogliamo fare un passo avanti insieme? Mettersi insieme è un punto di arrivo, non di partenza”. Pare però che nessuno voglia fare il leader di una “Cosa” di sinistra (Civati compreso): “Vedremo se troveremo qualcuno che sappia tenere insieme vari mondi in un percorso evolutivo”, dice, “ma non faremo come i portoghesi che aspettavano il re Sebastiano mai più tornato dal Marocco. Non ci sarà un messia. Non c’è un capopopolo pronto. Se qualcuno saprà interpretare meglio di altri il progetto, lo sceglieremo con metodo democratico”. Intanto, nell’estate “scoppiettante” di verifica del progetto, Civati partirà dal sud: “Le vicende campane e pugliesi sono avvilenti per la classe dirigente. Chi l’ha detto che ci si debba adattare a un sistema che pare immutabile?”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.