Shipping, consorzi, Rai e sottopanza. L'altro risiko delle nomine renziane
Il potere è fatto de panza, de sottopanza e de sostanza. Governare significa scegliere, decidere, delegare e decentrare la potenza dello scettro fino ai rami più remoti dell’albero dello stato. I grandi cicli storici della politica italiana sono un miscuglio riuscito di leadership carismatiche e nomine azzeccate. Uomini e donne al comando. Allevare una nuova classe dirigente è il frutto di una cura paziente, è il segreto del gardening politico, giardinaggio d’alta classe. Per questo il gioco delle nomine è fondamentale per l’era Renzi. Il comandante sul campo ordina, l’intendenza segue, ma se quest’ultima è di scarsa qualità alla fine perdi le battaglie che fanno la guerra.
La panza è metafora delle grandi aziende dove lo stato ha la sua quota di capitale, grande o piccola, ma sempre decisiva. La sottopanza è il sommerso che non si vede, quello che sta “sotto” l’iceberg, sempre più grande (e pericoloso) della parte emersa. Nel domino del potere politico, economico, culturale, è il periferico che diventa centralissimo sul locale, il perno attorno al quale ruota il villaggio, il dettaglio dove s’annidano diavolo e acquasanta. Ci sono i pesci grandi e i pesci piccoli, ma i secondi non sono meno importanti dei primi. Nelle cronache c’è visibilità per quelli che luccicano quando saltano fuori dall’acqua, ma sotto, nel fondo, ci sono esemplari saporiti. Per questo, sistemati i vertici di Enav, Consip, Sogei e Invimit, è importante per il governo chiudere il cerchio su tutto il resto. Grande o piccolo che sia.
Voi comuni mortali senza gradi e stellette pensate che la Cassa di previdenza delle Forze armate sia cosa trascurabile? Vi sbagliate. In maggio il Parlamento ha detto sì alla nomina del nuovo presidente, Massimiliano Del Casale. Non immaginate quanto denaro scorre nelle banchine? Peccato, perché allora non potete cogliere la scelta strategica dei decreti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti quando ha nominato Giuliano Gallanti e Davide Barbagiovanni Minciullo commissari straordinari delle Autorità portuali di Livorno e di Gioia Tauro. L’industria dello shipping è denaro, commercio, potere che si esercita affacciandosi sul Mediterraneo. Dunque si proroghino per sei mesi i mandati dei commissari straordinari delle Autorità portuali di Augusta, Alberto Cozzo, e di Piombino, Luciano Guerrieri. I nuovi presidenti? Calma, arriveranno. Nominati, nominandi, mandati in scadenza. Si dovrà provvedere a piazzare i nomi in caselle che vanno scoprendosi, è il sublime puzzle del potere, il Monopoly dove chi si ferma un giro è perduto. In giugno scadono i mandati dei commissari straordinari del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna e dell’Autorità portuale di Olbia e Golfo Aranci, quelli dei presidenti delle Autorità portuali di Civitavecchia, di Bari, di Taranto, di Brindisi. Nel tavolo del risiko renziano non ci sono solo forze navali, ma cavalieri con i loro ordini e domini, palazzi, tenute, chiese, ospedali. L’onore e la gloria, lo spirito e il soldo, il terreno e l’ultraterreno della Fondazione Ordine Mauriziano, dove scadono il commissario Giovanni Zanetti, e il vicecommissario straordinario Cristiana Maccagno. Dove c’è il castello, di solito ci sono parchi, boschi, oasi, fiumi di turisti e guardiani, consumatori di iniziative manifestazioni, conservazioni, fiumi di consenso che passano sullo scenario arcadico della natura. Ecco perché è importante la prossima nomina del presidente dell’Ente parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Scade a luglio, come un altro pezzo da novanta del mosaico, la tessera del malato da curare, la ricerca scientifica applicata al superpower in corsia, il pronto soccorso dell’elettorato in cerca di nuove cure efficaci, il commissario straordinario dell’Istituto superiore di sanità.
[**Video_box_2**]Terra lunga, l’Italia, fatta di pianura e montagna, fiumi e laghi. E’ una geografia che fa proliferare enti e istituzioni del territorio, strumenti che regolano i corsi dei fiumi e i rigagnoli del consenso, come il Consorzio del Ticino, il Consorzio dell’Adda e il Consorzio dell’Oglio, corsi d’acqua che irrigano il potere, lo nutrono, lo rendono fertile, lo preparano per la semina. Tre presidenti, tre consigli d’amministrazione, tre centri di spesa e influenza sul territorio. Erano stati soppressi, dovevano essere accorpati in un unico Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini, ma toh! qualcosa s’è inceppato nella legge e abracadabra, rieccoli i tre consorzi nel pieno delle loro funzioni e disfunzioni, “ricostituiti (…) con le funzioni esercitate in precedenza”. Sì, non si butta via niente e tutto fa brodo nel grande gioco delle nomine. Il 12 maggio è scaduto il mandato del presidente del Consorzio del Ticino, sede a Milano, “competenze in ordine alla regolazione del deflusso delle acque del lago, in particolare a beneficio dei consorzi di irrigazione e degli impianti idroelettrici insistenti sui territori delle regioni Piemonte e Lombardia”. Quanta energia, altro giro, altra corsa. Mal di testa? Serve aria fresca, d’alta montagna. Chiedete un ingresso all’Ente parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, il cui presidente è scaduto il 31 maggio scorso. Tirate un grande respiro, perché la partita è appena cominciata.
Vi sembrano cose piccole, petardi senza botto, strumenti che non contano come la ricca Cassa depositi e prestiti? No, sono il distillato del potere, il controllo del territorio, la macchina che fa camminare una storia politica di successo o ne fa deragliare il percorso inesorabilmente. Va bene, cercate un pesce grosso con il quale soddisfare l’appetito? Eccolo, si chiama Rai, è la più grande industria culturale del paese e il suo consiglio d’amministrazione è scaduto il 31 dicembre 2014. Formalmente va rinnovato entro 180 giorni, cioè il 30 giugno prossimo. Chi schiaccerà il tasto del telecomando nell’èra Renzi? Presto lo sapremo. Non cambiate canale, restate sintonizzati qui.