Talenti a destra
Senza grandeur, ma con la volontà di traghettare la baracca oltre le secche del tempo presente, si nasconde in “club” più o meno azzurri, e più o meno “Forza Silvio”, il talento del centrodestra moderato che vuole resistere. Ma, a differenza del talento ambiguo ed efferato di Mr. Ripley, protagonista dell’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, si presenta sotto forma di caparbietà da officina: nessuna mattana o colpo di teatro. Ci sono, sul campo, giovani (e meno giovani) amministratori locali che, a dispetto delle percentuali non proprio incoraggianti per i singoli partiti (da Forza Italia in giù), hanno preso coraggio dal risultato delle amministrative in cui il centrodestra, sotto la bandiera-maschera di una lista civica, ma anche presentandosi con faccia e cicatrici proprie, ha conquistato per esempio Venezia (con il tycoon Luigi Brugnaro) e Arezzo (con titoli che inneggiavano alla “presa azzurra del territorio boschista”, dal nome del ministro Maria Elena Boschi), Matera ed Enna (altra ex roccaforte del centrosinistra). Sono consapevoli, i volenterosi del centrodestra in ristrutturazione, che la sinistra “è comunque più forte, al momento”, ma intanto creano sottotraccia “reti” e “fucine”: una è quella dell’ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo (classe 1979), detto scherzosamente “il reclutatore” di ex “formattatori” (dell’allora Pdl: l’insofferenza per le alte gerarchie parlamentari è cominciata nel 2011). Poi ci sono i Giovani di Forza Italia, coordinati dalla deputata Annagrazia Calabria (classe 1982), alcuni dei quali emersi, a fine 2014, nel cosiddetto “incontro-casting politico” di Villa Gernetto, presente Silvio Berlusconi: una reunion di “futuri Renzi di centrodestra”, avevano detto i nemici; un brainstorming per trovare energie nuove “sulla base del curriculum”, avevano detto gli amici. Infine, spuntano qui e là i vari “talenti” attivi nelle grandi regioni sotto l’occhio della deputata Deborah Bergamini (in Toscana) e dell’ex ministro e deputata Maria Stella Gelmini (in Lombardia). Qualcuno si è per così dire “scoperto” da solo. Altri, meno giovani, hanno deciso di restare su una barca che pareva sul punto di affondare. Abbiamo raccolto, in un piccolo, arbitrario e incompleto catalogo, alcune storie del centrodestra che ha funzionato (o che promette di funzionare).
Premessa. I giovani del centrodestra indicano questi come casi-scuola di una “ripartenza” per ora soltanto tratteggiata (ma molto sognata).
1. La “rivincita di Pietrasanta”. E’ il caso del sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni, protagonista di una vicenda giudiziaria e umana che dice molto del rapporto tra giustizia, politica e grancassa mediatica: già eletto sindaco nel 2000 e poi nel 2005, Mallegni nel 2006 fu arrestato con accuse che andavano dall“uso improprio dell’auto di servizio”, all’estorsione, al peculato. Furono 39 giorni di carcere su richiesta dell’allora pm Domenico Manzione, fratello di Antonella Manzione, ora capo dell’ufficio giuridico della presidenza del Consiglio e allora capo dei vigili a Pietrasantsa. Le accuse sono tutte cadute in tribunale. Oggi Mallegni dice di aver vinto “perché il centrodestra si è presentato unito”.
2. Il caso Venezia. La vittoria di Luigi Brugnaro, imprenditore che ripete di essere artefice “di una vittoria personale” (non “di partito”) e di voler “dialogare” con il Pd renziano.
3. Il caso Arezzo. Con poche centinaia di voti di scarto, ad Arezzo, territorio tradizionalmente “rosso”, ha vinto il centrodestra con l’ingegnere Alessandro Ghinelli, 63 anni, docente all’università di Firenze. Anche Ghinelli dice “il centrodestra unito vince”.
Toscana. E proprio dalla Toscana conviene partire nel viaggio alla ricerca delle forze certosine che lavorano nel nome di Silvio (ex Cav.) o senza padri nobili, per un Partito repubblicano all’americana o per “tornare a esserci” sul piano locale e nazionale.
Lucia Tanti, 37 anni, ex candidata alle regionali per Forza Italia, circoscrizione Arezzo. Con 4.280 voti non è entrata per poco in consiglio regionale, ma si dice “soddisfatta”. Laureata in Filosofia ma in politica a tempo pieno “perché serve tempo per capire come funzionano i potentati sul piano locale”, Lucia viene ormai riconosciuta per strada (gli occhiali portafortuna con montatura rossa aiutano). I quattromila e passa voti “personali” sono frutto, dice, “di anni di notti bianche, incontri nei comuni e molta attività di partito. Il territorio è faticoso, a volte noioso, non puoi essere pigro: la gente è di te che si deve fidare”. Lucia è convinta che “da Arezzo possa partire la fase discendente del renzismo”. Mesi fa, su Facebook, ha citato Niccolò Machiavelli: “‘Un signore che sia saggio non può né deve mantenere la parola data […] quando si siano esaurite le ragioni che gliela avevano fatta promettere’. La penso così”. Parlava del patto del Nazareno (adieu). Non si vede in politica a vita: “E’ una fase in cui serve la follia dell’artista e il coraggio dell’imprenditore”.
Giorgio Silli, 37 anni, imprenditore tessile, ex assessore al comune di Prato e responsabile nazionale Immigrazione per Forza Italia, ex candidato alla Regione Toscana (non è entrato, ma ha preso circa 3.000 voti), anche detto scherzosamente “Clark Gable”, per via dei baffetti e del taglio di capelli d’altri tempi. Ha vissuto all’estero, specie a New York, e il suo motto è “basta rincorrere Pd e Lega, parliamo di tasse”. Dopo l’esperienza in Comune a Prato, quando il centrodestra è stato parentesi di maggioranza dopo anni di governo Pci, e dopo aver conosciuto l’ambiente romano, Silli si è convinto che il partito sul territorio “abbia fatto da argine allo spaesamento dell’elettore: ti votano perché sei tu, altrimenti voterebbero altrove”. Antidoti, secondo lui: “Ripartire dai voti che abbiamo, umilmente. Siamo l’unica forza moderata del centrodestra. E rilanciare le parole d’ordine liberali su tassazione, partite Iva, immigrazione, argomento che ci siamo fatti scippare dalla Lega”. Silli, che fa politica da quando era rappresentante d’istituto, è “orgoglioso di essersi fatto le ossa nei congressi: sono un nostalgico della prima Repubblica, nel senso della politica fatta da chi fa politica, e dei tempi in cui a ogni riunione ci si ritrovava in minoranza: checché se ne dica, ci si autorigenerava. Non sono un fan della società civile”.
Marco Stella, 44 anni, eletto al consiglio regionale toscano con più di 3.000 preferenze, ex consigliere comunale a Firenze, nativo azzurro (segue Berlusconi dal 1994). Quando si è candidato ha detto, con poeticità impervia: “Ho sempre camminato con il cuore sapendo che era la scelta giusta…”. Al contrario di molti colleghi, pensa che “la politica non debba essere una professione ma un servizio” (e infatti continua a occuparsi anche di marketing). E’ pazzo di Ornella Vanoni e Dylan Dog.
Sicilia. Un tempo regno di leggendari “cappotti” berlusconiani (con bandierine di Emilio Fede), poi speranza delusa grillina, ora croce e delizia di Rosario Crocetta (con molti scontenti).
Gaetana Palermo, 42 anni, consigliere comunale uscente a Enna, riconfermata con 427 voti (lista civica “Enna Rinasce”) nell’ex regno di Mirello Crisafulli (pd non sempre amato dal Pd), ora andato al centrodestra con Maurizio Di Pietro. Gaetana, avvocato, apprezzata anche nel centrosinistra locale per il “fair play”, ha cominciato a fare politica in Alleanza nazionale ed è stata assessore alle Attività produttive in un piccolo comune. Ha come obiettivo quello di “ricostruire sull’isola un’area moderata di centrodestra, rinnovando prima di tutto la classe dirigente”.
Giorgia Iacolino, 23 anni, laureanda in Medicina, eletta ad Agrigento nelle liste “Forza Silvio” con 585 voti, figlia dell’ex europarlamentare Salvatore Iacolino. Si è candidata “per dare un contributo in prima persona”. Lo darà dall’opposizione (Agrigento è rimasta alla sinistra), un’opposizione che vorrebbe “seria, responsabile e collaborativa”. Durante la campagna elettorale ha incontrato centinaia di persone (“ora mi conoscono, spero di far bene”). Sul piano locale sa di doversi occupare dell’emergenza trasporti, del centro storico, dei flussi turistici, della sanità, della Valle dei Templi. Sul piano nazionale pensa che Silvio B. “resterà sempre il nostro leader”.
Luca Cannata, 36 anni, sindaco di Avola, “indipendente” ma gravitante nel centrodestra. Nel 2012 Cannata, il cui mito è Giuseppe Garibaldi, si è candidato al grido di “appartengo solo al mio territorio”. Dopo la vittoria ha ringrazianto in particolar modo Forza Italia, ma è spesso piaciuto a sinistra (a Leoluca Orlando) e persino all’M5s per certe battaglie contro i “privilegiati”. Legge tutti i messaggi dei cittadini sui social network, ma ha condotto una lotta senza quartiere contro i dipendenti comunali che chattavano su Facebook.
Umbria
Andrea Romizi, 36 anni, sindaco di Perugia per Forza Italia, avvocato, nipote di grecista, figlio di pediatra. Un anno fa, candidato last minute, ha strappato a sorpresa la città alla sinistra. Oggi Romizi gira ancora per i quartieri per raccogliere le doléances. Ha l’ambizione di togliere a Perugia la patina da “Gotham city” rimastale appiccicata dopo l’omicidio Meredith, e di digitalizzarla. Come altri sindaci trenta-quarantenni di centrodestra (vedi Guido Castelli ad Ascoli), “non vuole fare battaglie ideologiche” ma neppure “morire renziano” (e neanche fittiano). Fa network con Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia.
Claudio Ricci, 51 anni, sindaco di Assisi, ex candidato alla regione Umbria. Ingegnere, Ricci in campagna elettorale si è distinto per l’approccio informale, trasversale e non partitico: “Facciamo come Podemos” (ma da destra), diceva. Ha pubblicato il suo numero di cellulare (“costante reperibilità”).
Marche
Guido Castelli, 49 anni, sindaco di Ascoli Piceno al secondo mandato, avvocato. Come Cattaneo e Romizi, con cui si incontra in riunioni semicarbonare in quel di Spello, in Umbria, vuole “irrobustire il brand appannato di Forza Italia” (anche se lui viene da An). In campagna elettorale si è fatto ritrarre con Matteo Renzi e Giorgio Napolitano, ed è un sostenitore della concretezza della “politica dei dodici passi: quelli che fai uscendo da casa prima che il cittadino incazzato ti fermi”. Un sindaco “non potrà mai essere un cooptato”, dice, convinto che “non si debba avere paura delle preferenze e della contendibilità del collegio”.
Liguria. Passata al centrodestra con Giovanni Toti
[**Video_box_2**]Giacomo Giampedrone, 34 anni, da un anno sindaco di Ameglia, ora eletto alla regione Liguria (si dimetterà da sindaco nei prossimi giorni). Nonostante la giovane età, Giampedrone racconta “di fare politica da diciassette anni”. A 22 è entrato in comune con Forza Italia, per poi “uscire” dal Popolo delle Libertà” per “divergenze di linea” con Angelino Alfano). A quel punto pensava di ritirarsi a vita privata (società di consulenza). Invece ha continuato a occuparsi indirettamente di politica, attraverso l’amicizia di lunga data con il giornalista Giovanni Toti, assurto intanto ai piani alti di Palazzo Grazioli. Un anno fa Giampedrone ha sposato il progetto dei “sindaci arancioni” di centrodestra – a sinistra lo sono stati “Giggetto” De Magistris a Napoli e Giuliano Pisapia a Milano – con l’idea di “allargare l’alveo” del possibile elettorato. Nel 2014 ha vinto (come poi è successo alla regione) anche grazie a uno spaccamento della sinistra renziana contro quella antirenziana. Dice che non curare “la politica a livello locale” è un delitto, e che “i risultati” gli stanno dando ragione.
Puglia. Regione dove a destra è successo di tutto (Fitto o non Fitto?). Ha vinto la sinistra con Michele Emiliano, ma la giovane destra non fittiana guarda oltre.
Federica De Benedetto, 29 anni, leccese, vicecoordinatrice locale di Forza Italia (con precedente percorso in Azione giovani), candidata nel 2014 alle europee (19.400 voti). Imprenditrice per vocazione (“a nove anni ho inventato una colla artigianale con un compagno di classe”), organizza eventi in campo scientifico. Già apprezzata dalle redazioni dei talk-show per parlantina e presenza scenica, Federica sostiene che Matteo Renzi “abbia soltanto cambiato la cover alla sinistra: innovativo nella comunicazione e vecchio nei contenuti”, ma che il centrodestra debba ritrovare “l’ispirazione liberale del 1994” e che “sull’immigrazione si possa essere decisionisti senza essere estremisti”. E’ convinta che per fare politica liberamente “serva un lavoro”.
Andrea Caroppo, 36 anni, leccese, avvocato, consigliere alla regione Puglia al secondo mandato (prima con Ncd, ora con Forza Italia). Dice che in Puglia, nonostante il dramma shakespeariano consumatosi tra fittiani e no, “c’è un voto di opinione di centrodestra che resiste”, ed è ancora ancora forte il traino di Berlusconi”, a patto di “recuperare l’attenzione per un fisco a misura di impresa e di famiglia e a patto di “non rincorrere la sinistra”.
Campania. Siamo nella terra della tragicommedia Bindi-De Luca, con vittoria alla regione del centrosinistra con Vincenzo De Luca.
Gianpiero Zinzi, 32 anni, casertano, eletto alla regione Campania per Forza Italia con 19.332 voti, già vicecoordinatore regionale con trascorsi Udc. Ha fatto studi salesiani, è avvocato e ricercatore precario di Diritto amministrativo. Figlio d’arte (faceva politica anche il padre), ha iniziato prestissimo, come giovane cattolico non di sinistra. In campagna elettorale (hashtag #buoneradici) ha detto che l’elettore di centrodestra è “maggioranza nel paese”, che c’è un “impegno politico sommerso che guarda al centrodestra” ma che, per poter diventare anche “maggioranza politica”, bisogna ripartire da “messaggi chiari”, con “passione”, “classe dirigente motivata” e “presenza sui territori”.
Lombardia.
Gabriele Gallina, 43 anni, libero professionista, eletto sindaco di Soncino (Cremona) alla testa di una lista unica di centrodestra (comune al di sotto dei 15 mila abitanti). Pensa che “il centrodestra unito” sia l’unica soluzione potenzialmente vincente anche sul piano nazionale, “specie con l’Italicum”.
Maria Chiara Fornasari, 32 anni, avvocato, già consigliere comunale a Brescia, coordinatrice cittadina di Forza Italia, tra i protagonisti della riunione di Villa Gernetto. Il suo pallino è la riforma della giustizia.
Silvia Sardone, 32 anni, membro della segreteria regionale lombarda di Forza Italia, volto uscito da Villa Gernetto. E’ diventata famosa in tv grazie al tormentone “non bisogna avere nostalgia” del patto del Nazareno. Madre di due figli, e voce “di periferia” invisa a molti giovani azzurri (che la considerano fin troppo assertiva).
Filippo Errante, 57 anni, sindacalista eletto sindaco di Corsico, comune che da tempo immemorabile figurava tra le “Stalingrado rosse”. Alla domanda “secondo lei perché ha vinto?, Errante risponde: “Sono radicato sul territorio, e il centrodestra unito funziona”. Al grido di “basta politica di Palazzo”, aprirà nei prossimi giorni le porte del comune ai cittadini.
Due casi lombardi di “esperienza” che premia.
Carlo Barbieri, 50 anni, insegnante, sindaco di Voghera, rieletto con pochi voti di scarto, protagonista dello “strano caso” di un ballottaggio Forza Italia-Lega: “Tutti insieme avremmo vinto al primo turno”, dice.
Roberto Tardani, 62 anni, medico di base, sindaco di Lonato del Garda con physique da sceriffo in un film dei fratelli Coen, già primo cittadino sempre di Lonato del Garda (ma 15 anni fa, con i socialisti). Qui il ballottaggio è stato “normale”, con il candidato della sinistra (“avevano fatto un grande inciucio contro di me, il Belzebù”, dice Tardani), e qui Matteo Salvini è venuto a sostenere il candidato. Tardani si definisce “sindaco di un comune virtuoso che da due anni non fa pagare la Tasi e pesa poco sul cittadino”.
Lazio. Nicolò Bufalini, 22 anni, romano, laureato alla Luiss. E’ stato il candidato più giovane del centrodestra a Roma. Ha preso 400 voti (il più votato under 30).
Trentino-Alto Adige. A Trento in molti fanno il nome di Andrea Merler, 31 anni, avvocato e consigliere comunale di Forza Italia; a Bolzano si spera in Angelo Gennaccaro, 31 anni, laureato in Scienza della comunicazione, consigliere comunale uscente ed ex candidato della lista civica bilingue “Io sto con Bolzano”. Dice che “Matteo Renzi sta facendo le riforme che il centrodestra non ha avuto il coraggio di fare”, e che quindi si deve “ancora di più puntare sugli sgravi alle Pmi, sulla sburocratizzazione e sul ricambio generazionale”.